Basandosi sui parametri individuati dalla classificazione Köppen, il clima dell'India si può suddividere in sei sottotipi climatici; i loro influssi hanno dato origine ai territori desertici nella zona occidentale, alla tundra alpina e ai ghiacciai dei monti dell'Himalaya a nord del paese, alle regioni tropicali umide che ospitano le foreste pluviali del sudovest e ai territori delle isole del subcontinente indiano situate nell'Oceano Indiano. Queste regioni presentano microclimi decisamente differenziati, sebbene strettamente agglomerati. La nazione è, in linea di massima, soggetta a quattro stagioni: l'inverno (in gennaio e febbraio), l'estate (da metà aprile a giugno), una piovosa stagione monsonica (da giugno a settembre) e una stagione post-monsonica (da ottobre a dicembre).
La geografia e la geologia indiane sono determinanti da un punto di vista climatico: il Deserto di Thar nel nordovest e la catena dell'Himalaya a nord lavorano in tandem alla creazione di un ciclo monsonico che ha profonde influenze economiche e culturali. Quale più alta e massiccia catena montuosa del pianeta, il complesso dell'Himalaya previene gli effetti dei gelidi venti catabatici provenienti dall'Altopiano del Tibet e dall'Asia centrale. La maggior parte dell'India gode pertanto di inverni miti o leggermente freschi; la stessa barriera termica mantiene i territori indiani roventi durante l'estate.
Sebbene l'India sia attraversata nel mezzo dal Tropico del Cancro - il confine tra le zone subtropicali e tropicali - la maggior parte del Paese si può ritenere da un punto di vista climatico prettamente tropicale. Come comunemente accade nei tropici, i monsoni e altri fenomeni atmosferici sono altamente instabili: siccità, alluvioni, cicloni e altri disastri epocali sono sporadici, ma hanno fatto fuggire o causato la morte di milioni di persone. Vi è una diffusa convinzione nella comunità scientifica che l'Asia meridionale sarà soggetta in futuro a simili catastrofi naturali con maggior imprevedibilità, frequenza ed intensità. I cambiamenti nella vegetazione, unitamente all'innalzarsi del livello dei mari e conseguente alluvione delle aree costiere, sono tra gli effetti attribuibili - in corso e in previsione - al riscaldamento globale.[1]