Harae

Harae o harai (祓はらい?, harae, trad.: purificazione)[1] è il termine usato nello shintoismo per indicare i riti di purificazione volti a rimuovere o allontanare impurità fisiche (kegare) o morali (tsumi), sventure e disgrazie che ostacolano o impediscono la comunione con i kami.[2][3]

Sono comunemente usati come agenti purificanti l'acqua, il sale e una bacchetta chiamata ōnusa o haraegushi, composta da strisce di carta, che un monaco scuote con movimenti rituali su una o più persone, un oggetto, un luogo da purificare.[4][5]

I rituali purificatori vengono eseguiti all'inizio delle cerimonie religiose shintoiste, prima di entrare in un tempio, iniziare una festa o una cerimonia religiosa.[6]

  1. ^ (JAIT) 祓はらい, su jisho.unive.it. URL consultato il 14 novembre 2023.
  2. ^ Tosolini, p. 46.
  3. ^ (EN) Harai, su britannica.com. URL consultato il 31 ottobre 2023.
  4. ^ (EN) Harae, Harai, Nakatomi no harae, O-harai, Shubatsu, Misogi-harae, su d-museum.kokugakuin.ac.jp. URL consultato il 14 novembre 2023.
  5. ^ (EN) Brian Bocking, A popular dictionary of Shinto, Curzon, 1997, pp. 36-37, ISBN 0-7007-1051-5.
  6. ^ (EN) Harae. Purification rites, su bbc.co.uk, 16 settembre 2009. URL consultato il 31 ottobre 2023.

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