Il matrimonio è uno dei sette sacramenti della Chiesa cattolica. Allo stesso modo è considerato dalla Chiesa ortodossa. Le comunità riformate, invece, seguendo la tesi di Martin Lutero, celebrano il matrimonio, ma non lo considerano un sacramento.
Per la dottrina della Chiesa, il matrimonio è una realtà naturale che costituisce la prima rivelazione dell'amore di Dio per il suo popolo. L'una caro (in latino: una sola carne) a cui sono chiamati gli sposi è immagine dell'Incarnazione, espressione perfetta dell'amore di Dio. Ogni unione matrimoniale ha perciò una dimensione sacra, che diventa sacramentale in senso proprio quando celebrato tra due battezzati.
Secondo il Codice di diritto canonico, il matrimonio è «il patto con cui l'uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione e educazione della prole», che «è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento».[1]
I Padri della Chiesa già nei primi secoli erano d'accordo nell'affermare che il matrimonio cristiano sia diverso da quello dei pagani. «… Le testimonianze danno un'univoca risposta, cioè che questo è una cosa sacra e la sua dignità è stata costituita da Cristo». Così Tertulliano (il quale lo definisce numerose volte sacramentum e indissolubile), Origene, sant'Ambrogio, san Girolamo, Zeno di Verona, sant'Agostino, san Giovanni Crisostomo.
Dal IV secolo si trovano anche documenti con preghiere e benedizioni matrimoniali impartite da sacerdoti o vescovi. Per tutto il primo millennio non vi era comunque obbligo della presenza di un sacerdote. Dall'XI secolo comincia invece una celebrazione regolata "in facie ecclesiae". Nel 1184, con il Concilio di Verona, si trova il matrimonio elencato tra i sacramenti della Chiesa,[2] la cui amministrazione era regolamentata dalle leggi ecclesiastiche: come già nel diritto romano, esso era piuttosto un patto privato, un contratto stipulato tra gli interessati e le rispettive famiglie, che poi in un secondo momento poteva essere benedetto da un sacerdote, tanto che si hanno prove documentate fino al IX secolo che il matrimonio era ancora molto simile a quello contratto nell'antica Roma.[3]
Solo nel 1215, nel corso del Concilio Lateranense IV, la Chiesa cattolica regolamentò la liturgia per il matrimonio e gli aspetti giuridici relativi a esso.[4]
Il Concilio di Trento stabilì la forma canonica del matrimonio, che prevede obbligatoriamente la presenza dei due coniugi, di due testimoni e, salvo casi eccezionali, di un ministro di culto validamente ordinato,[5] nonché la trascrizione nei registri parrocchiali (decreto Tametsi).[6][7]