Abraham Lincoln | |
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Foto iconica di Lincoln scattata da Alexander Gardner nel novembre del 1863 | |
16º Presidente degli Stati Uniti d'America | |
Durata mandato | 4 marzo 1861 – 15 aprile 1865 |
Vice presidente | Hannibal Hamlin Andrew Johnson |
Predecessore | James Buchanan |
Successore | Andrew Johnson |
Membro della Camera dei Rappresentanti per l'Illinois - 7º distretto | |
Durata mandato | 4 marzo 1847 – 3 marzo 1849 |
Predecessore | John Henry |
Successore | Thomas L. Harris |
Dati generali | |
Partito politico | Whig (prima del 1854) Repubblicano (1854-1864) Unione Nazionale (1864-1865) |
Firma |
Abraham Lincoln | |
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Il futuro presidente nel corso della guerra di Falco Nero avrà occasione di difendere i nativi americani | |
Nascita | Hodgenville, 12 febbraio 1809 |
Morte | Washington, 15 aprile 1865 (56 anni) |
Cause della morte | assassinato |
Dati militari | |
Paese servito | Stati Uniti |
Forza armata | Milizia dell'Illinois |
Specialità | Fanteria |
Anni di servizio | 21 aprile 1832 - 10 luglio 1832 |
Grado | Capitano |
Guerre | Guerra di Falco Nero |
Altre cariche | politico |
fonti nel corpo del testo | |
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Abraham Lincoln, spesso italianizzato in Abramo Lincoln (Hodgenville, 12 febbraio 1809 – Washington, 15 aprile 1865), è stato un politico, avvocato e militare statunitense.
Fu il sedicesimo presidente degli Stati Uniti d'America, dal 4 marzo 1861 fino alla sua uccisione, avvenuta nell'aprile del 1865. Guidò l'Unione alla vittoria nella guerra di secessione americana, riuscendo a mantenere uniti gli Stati federati. Rafforzò quindi il governo federale e modernizzò l'economia del Paese.
Nacque in una capanna di Hodgenville, nella contea di LaRue, nel Kentucky, in condizioni di povertà. In gran parte autodidatta, divenne avvocato nell'Illinois e poi leader del Partito Whig, fino a essere eletto membro del parlamento statale, dove prestò servizio per otto anni. Fu eletto deputato alla Camera dei rappresentanti nel 1846. Si oppose alla guerra messico-statunitense (1846-1848) e, dopo un solo mandato, riprese la propria attività legale. Rientrato nella politica attiva nel 1854, divenne ben presto uno dei leader del neonato Partito Repubblicano, che conquistò subito la maggioranza nello Stato dell'Illinois. Nelle elezioni di medio termine del 1858 si candidò alla carica di senatore; prese parte a una serie di dibattiti con il suo avversario, il leader del Partito Democratico e senatore in carica Stephen A. Douglas, esprimendosi contro l'espansione della schiavitù nei territori dell'Ovest. Fu sconfitto da Douglas con un ristretto margine.
Dopo essere stato proposto senza successo come vicepresidente alla convention repubblicana per le elezioni presidenziali del 1856, nelle elezioni del 1860 si assicurò la candidatura a presidente in qualità di moderato, sebbene la maggior parte dei delegati avesse inizialmente appoggiato altri candidati. Pur osteggiato dagli Stati schiavisti del Sud, si conquistò i favori del Nord e fu eletto presidente. La vittoria di Lincoln spinse sette Stati che praticavano la schiavitù a lasciare l'Unione e a formare gli Stati Confederati d'America ancor prima del suo insediamento. Lincoln trovò sostegno tra i Democratici favorevoli alla guerra, ma dovette confrontarsi da una parte con i Repubblicani Radicali, che chiedevano un trattamento più duro per gli Stati secessionisti, e dall'altra con i Democratici ostili alla guerra.
Supervisionò da vicino lo sforzo bellico, specialmente la selezione dei generali, tra cui Ulysses S. Grant, e prese importanti decisioni sulla strategia di guerra dell'Unione. A conflitto in corso, le sue azioni in direzione dell'abolizionismo culminarono con il primo ordine esecutivo, il Proclama di emancipazione del settembre 1862, che decretava la liberazione di tutti gli schiavi dai territori degli Stati Confederati d'America a partire dal 1º gennaio 1863. Spinse quindi il Congresso alla promulgazione del XIII emendamento costituzionale, che bandì definitivamente la schiavitù in tutto il Paese nel 1865.
Lincoln si guadagnò l'appoggio decisivo dei Democratici pro-guerra e fu rieletto presidente nel 1864. Anticipando la conclusione della guerra, inaugurò l'Era della Ricostruzione, cercando di riunire la nazione attraverso una politica di riconciliazione. Il 14 aprile del 1865, cinque giorni dopo la resa del generale confederato Robert Edward Lee, Lincoln fu vittima di un attentato compiuto da un simpatizzante sudista, l'attore John Wilkes Booth, che gli sparò mentre era a teatro; Lincoln morì all'alba del giorno dopo.
È universalmente considerato, sia dalla storiografia sia da larga parte dell'opinione pubblica, uno dei migliori presidenti di ogni tempo[1][2]. L'operato della presidenza di Abraham Lincoln ha avuto una duratura influenza sulle istituzioni politiche e sociali degli Stati Uniti d'America. Il discorso di Gettysburg, il più significativo e famoso fra quelli da lui pronunciati, è considerato una delle pietre miliari dell'unità e dei valori della nazione americana.
«Così il suo sguardo si levava a dominare prospettive politiche ben al di sopra e al di là degli orizzonti di tutti i suoi conterranei, spaziando oltre i confini degli Stati Uniti sul mondo intero, là ove le sorti stesse della democrazia erano in gioco. Spingeva lo sguardo non solo al di là del suo Continente, ma oltre il tempo. Ponderava il futuro e tracciava le direttrici della politica americana per un secolo a venire.»