Agatocle

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Agatocle
Ritratto di Agatocle
(incisione su rame, XVIII secolo)
Tiranno di Siracusa
In carica317/316 a.C. –
289 a.C.
PredecessoreOligarchia guidata da Sosistrato
EredePopolo di Siracusa[1]
SuccessoreAnarchia
Basileus di Sicilia
In carica307/304 a.C. –
289 a.C.
NascitaTerme, 360 a.C. circa
MorteSiracusa, 289 a.C.
ConiugiVedova di Damas
Alchia
Teossena
FigliArcagato
Eraclide
Lanassa
Agatocle II
Teossena d'Egitto
Arcagato di Libia

Agatocle (AFI: /aˈɡatokle/[2]; in greco antico: Ἀγαθοκλῆς?, Agathoklḕs; in latino Agathŏcles; Terme, 360 a.C. circa – Siracusa, 289 a.C.) è stato tiranno di Siracusa dal 317/316 a.C. e basileus di Sicilia dal 307 a.C. o dal 304 a.C. fino alla morte.

Secondo una tradizione non per forza fedele, sorta con Diodoro Siculo, che gli era avverso[3], Agatocle nacque da una famiglia di umili origini e, grazie alla sua prestanza fisica e abilità militare, riuscì ben presto a scalare le vette del potere della Pentapoli di Siracusa. Nel contesto della guerra civile di Siracusa, divenne prima capo della fazione democratica e in seguito venne nominato «stratega e custode della pace». Alla fine della guerra prese, con un atto di forza, il titolo di stratēgòs autokràtōr (στρατηγὸς αὐτοκράτωρ) e instaurò a Siracusa una nuova tirannide.

Il suo governo fu in linea con quelli sorti in epoca ellenistica, segnata da numerosi conflitti bellici e nuove scoperte territoriali. Durante la riaccesa ostilità tra Cartaginesi e i Sicelioti, Agatocle affrontò per la prima volta i Cartaginesi sul suolo africano durante la spedizione siracusana in Africa.

Sotto il suo comando i Siracusani rimasero quattro anni in Libia (dal 310 al 307 a.C.) ma, dopo una serie di clamorosi successi, una disfatta militare costrinse Agatocle a fare ritorno in Sicilia, dove con la battaglia di Torgio affrontò e vinse definitivamente la fazione oligarchica che gli si opponeva. Conclusa la pace con Cartagine, si autonominò primo re di Sicilia, prendendo la corona sull'esempio dei diadochi di Alessandro Magno. Si dedicò al consolidamento del suo regno e alla difesa della grecità italiota; nel 301/300 a.C. sbarcò in Magna Grecia, dove ingaggiò un conflitto armato contro le popolazioni italiche, e da qui giunse sul mar Ionio e sull'Adriatico per affrontare su mare e su terra le truppe di Cassandro, re di Macedonia. Dopo aver sconfitto il diadoco, Agatocle fece sposare sua figlia Lanassa con Pirro, re dell'Epiro, e strinse rapporti con il faraone d'Egitto Tolomeo I, sposando la figlia della regina Berenice I, Teossena, principessa adottiva del faraone.

Negli ultimi anni della sua vita presentò suo figlio Agatocle II come legittimo erede al trono e lo fece riconoscere tale dal nuovo re di Macedonia, Demetrio Poliorcete, che in qualità di alleato si unì in seconde nozze con la figlia Lanassa. Agatocle ebbe in tutto sei figli, ma nessuno di essi prese il suo posto sul trono siceliota: violente lotte dinastiche impedirono ad Agatocle di continuare la propria basileia, tanto da decidere in punto di morte di restaurare la democrazia nominando ufficialmente, in assemblea, suo erede il «popolo di Siracusa».

  1. ^ AGATOCLE, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 19 aprile 2017.
    «A. diseredò l'omicida e dichiarò suo erede lo stesso popolo siracusano»
  2. ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Agatocle", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  3. ^ Dreher, p. 63.

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