Akhenaton

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Akhenaton, Amenofi IV, Amenhotep IV, Naphu(`)rureya, Ikhnaton[1]
Busto colossale di Akhenaton, con tracce dei colori originari, proveniente dal Grande tempio di Aton ad Amarna (Museo egizio, Il Cairo)
Signore dell'Alto e del Basso Egitto
In caricaca. 1351 a.C.1334/1333 a.C.[2] oppure 1353 a.C.– 1336 a.C.[3]
PredecessoreAmenofi III
SuccessoreNeferneferuaton
Nome completoFino al 5º anno di regno[4]: Neferkheperura-Uaenra Amenofi-Netjerhekauaset

Dal 5º anno di regno: Neferkheperura-Uaenra Akhenaton

NascitaTebe, ca. 1375 a.C.
MorteAkhetaton, ca. 1336[5] o 1334/3 a.C.[2]
Luogo di sepolturaoriginariamente: Tomba reale di Akhenaton ad Akhetaton
successivamente: KV55, Valle dei Re (dibattuto[6])
DinastiaXVIII dinastia egizia
PadreAmenofi III
MadreTiy
ConsortiNefertiti
Kiya
Merytaton?
Ankhesenpaaton?
una sorella non identificata[7]
principesse straniere[9] (fra cui Tadukhipa[10])
FigliMerytaton, Maketaton, Ankhesenpaaton, Neferneferuaton Tasherit, Neferneferura, Setepenra, Tutankhamon[7]

Incerti: Smenkhara, Merytaton Tasherit, Ankhesenpaaton Tasherit[8]

ReligioneReligione egizia
Atonismo

Akhenaton, talvolta anche Ekhnaton, Ikhnaton[1], Khuenaton o Khuniatonu[11][N 1], ma per i primi cinque anni di regno[4] Amenofi IV o Amenhotep IV (Tebe, 1375 a.C. circa – Akhetaton, 1336 a.C. o 1334/1333 a.C. circa), è stato un faraone egizio della XVIII dinastia. Regnò per 17 anni[12] e morì probabilmente tra il 1336 a.C.[5] e il 1334/1333 a.C.[2]

È celebre per aver abbandonato il tradizionale politeismo egizio a favore di una nuova religione di stampo enoteistico, monolatrico[13] (che mantenne, cioè, la credenza in più divinità pur adorandone una sola[14]) o pseudo-monoteistico[N 2], introdotta da lui stesso e basata sul culto del solo dio Aton, il disco solare[15]. La sua rivoluzione religiosa, duramente contrastata[16], si rivelò effimera. Pochi anni dopo la sua morte, i suoi monumenti furono occultati o abbattuti, le sue statue spezzate o riciclate e il suo nome cancellato dalle liste reali[17][18]. Le pratiche religiose tradizionali furono gradualmente restaurate e i sovrani che pochi decenni dopo fondarono una nuova dinastia, senza legami con la XVIII dinastia, screditarono Akhenaton e i suoi immediati successori (Neferneferuaton, Smenkhara, Tutankhamon e Ay), appellando lo stesso Akhenaton "il nemico di Akhetaton"[19] o "quel criminale"[20]. A causa di questa damnatio memoriae, Akhenaton fu completamente dimenticato fino alla scoperta, nel XIX secolo, del sito archeologico di Akhetaton (Orizzonte di Aton[21]), la nuova capitale che egli fondò e dedicò al culto di Aton, presso l'attuale Amarna. Gli scavi iniziati dall'archeologo inglese Flinders Petrie nel 1891, e terminati nel 1937, fecero nascere un grande interesse nei confronti di questo enigmatico faraone. Una mummia scoperta nel 1907 da Edward Ayrton nella tomba KV55 della Valle dei Re potrebbe essere la sua[22]; recenti analisi del DNA hanno accertato che l'uomo scoperto nella KV55 era padre di re Tutankhamon[23], ma l'identificazione di tali resti con Akhenaton è assai dibattuta[6][24][25][26].

L'interesse moderno nei confronti di Akhenaton e della sua grande sposa reale Nefertiti deriva in parte dalla sua connessione con Tutankhamon (anche se la madre del giovane faraone non fu Nefertiti, ma una donna sconosciuta che gli egittologi hanno soprannominato The Younger Lady[7]), così come dalla corrente artistica che incentivò e dalle sue idee religiose rivoluzionarie.

  1. ^ a b Rogers 1912, p. 252.
  2. ^ a b c von Beckerath 1997, p. 190.
  3. ^ Akhenaten, su britannica.com.
  4. ^ a b Dodson 2009, p. 170.
  5. ^ a b Akhenaton, in Dizionario di storia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
  6. ^ a b (EN) DNA Shows that KV55 Mummy Probably Not Akhenaten, su kv64.info. URL consultato il 19 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2010).
  7. ^ a b c Hawass 2010, pp. 638, 640–2, 645.
  8. ^ Dodson, Hilton 2004, pp. 148, 154–5.
  9. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore :3
  10. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Dodson, Hilton 2009
  11. ^ Elliot Smith 1912, p. 51.
  12. ^ Gardiner 1989, p. 212.
  13. ^ Hart 1986, p. 44.
  14. ^ Montserrat 2000, pp. 36ss.
  15. ^ Rachet 1994, pp. 58–9.
  16. ^ Rachet 1994, p. 29.
  17. ^ Wilkinson 2011, p. 312.
  18. ^ Cimmino 2003, p. 272.
  19. ^ Gardiner 1905.
  20. ^ Trigger 2000, p. 237.
  21. ^ Hart 1986, pp. 41, 43.
  22. ^ Elliot Smith 1912, pp. 51–6.
  23. ^ See the KV 55 Mummy & Tutankhamen, su anubis4_2000.tripod.com. URL consultato il 19 gennaio 2017.
  24. ^ Marchant 2011.
  25. ^ Royal rumpus over King Tutankhamun’s ancestry, su newscientist.com.
  26. ^ Lorenzen 2010.


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