L'alessandrino o martelliano è un verso composto da due emistichi di almeno sei sillabe ciascuno, nei quali la sesta sillaba è accentata. Può coincidere o meno con un dodecasillabo.
Nella metrica francese e occitana, l'alessandrino è un verso composto da un doppio esasillabo (hexasyllabe). Nella metrica italiana all'esasillabo corrisponde il settenario. Quindi l'alessandrino o martelliano può essere definito anche come un doppio settenario. In altre parole è formato da due parti giustapposte, ognuna delle quali è detta emistichio, indipendenti l'una dall'altra. Esso fa parte dunque della serie di "versi composti" della metrica italiana[1]. Alcuni studiosi chiamano questo metro anche "tetradecasillabo".
- ^ Tra i versi composti vi sono il doppio quinario (che compare nella poesia duecentesca, in particolare nella laude Quando t'aliegre, uomo d'altura di Iacopone da Todi, poi nel Settecento nella versificazione dell'opera e dell'ode-canzonetta, fino alla ballata romantica ottocentesca, alla metrica barbara e a Pascoli, come nella lirica L'ora di Barga) il doppio senario (introdotto in pratica, dopo rarissime apparizioni nella poesia duecentesca, nell'Ottocento, con Giovanni Berchet e Alessandro Manzoni, il quale lo usa nel coro dell'atto III dell'Adelchi; è usato sino a D'Annunzio), il doppio ottonario (rarissimo, usato da Carducci nel componimento La sacra di Enrico Quinto e da Enrico Thovez ne Il poema dell'adolescenza) e il doppio novenario (usato da Gozzano con delle rime interne, come in Alle soglie).