An Lushan

An Lushan

An Lushan[1] (安禄山, pinyin: Ān Lùshān; Sogdiana, c. 703 – Luoyang, 29 gennaio 757) fu un generale della dinastia Tang ed è principalmente noto per aver scatenato la ribellione di An Lushan che da lui prende il nome.

An Lushan era di origini sogdiane e göktürk,[2][3][4][5][6][7] almeno per via adottiva.[8] La sua importanza in ambito militare crebbe difendendo i confini nord-orientali dei Tang da minacce come i Khitan. Veniva convocato alla capitale Chang'an varie volte e riuscì a guadagnare favori col Primo Ministro Li Linfu e l'imperatore Tang Xuanzong. Ciò permise ad An Lushan di accumulare nelle proprie mani un notevole potere militare nel nord-est della Cina. Dopo la morte di Li Linfu, la sua rivalità col generale Geshu Han e col Primo Ministro Yang Guozhong fomentò tensioni militari all'interno dell'impero.

Nel 755,[9] An Lushan, dopo 8 o 9 anni di preparazione,[10] insorse proclamandosi il sovrano di una nuova dinastia, gli Yan.

  1. ^ Nell'onomastica cinese il cognome precede il nome. "An" è il cognome.
  2. ^ Yang, Zhijiu, "An Lushan". Encyclopedia of China (Chinese History Edition), 1st ed.
  3. ^ Lin, Tianwei, An Lushan profile, su ap6.pccu.edu.tw. URL consultato il 3 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2007).
  4. ^ Zhong, Han. "Ah Lushan Dengzahu De Neiya Wenhua Beijing" ("The Cultural Background on An Lushan, etc in Inner Asia — With the Discussion on the Inner Asia-ized of Sute or Sogdian"). Journal of Chinese Historical Studies (2005); ISSN 1002-7963
  5. ^ Patricia Ebrey, Anne Walthall e James Palais, East Asia: A Cultural, Social, and Political History, vol. 1, 2nd, Boston, Houghton Mifflin Company, 2009, p.  84., ISBN 978-0-547-00539-3.
  6. ^ Charles Benn, China's Golden Age: Everyday Life in the Tang Dynasty, Oxford University Press, 2002, p. 9, ISBN 0-19-517665-0.
  7. ^ An Lushan (Chinese general), in Britannica Online Encyclopedia, Britannica.com. URL consultato il 3 agosto 2011 (archiviato il 18 novembre 2008).
  8. ^ Beckwith, p. 21, n. 82
  9. ^ Beckwith, p. 145
  10. ^ Beckwith, p. 146

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