Gli antiparassitari sono dei prodotti chimici utilizzati per il trattamento di malattie parassitarie causate da elminti,[1] amebe,[2] ectoparassiti, funghi[3] e protozoi, tra gli altri.[1] Gli antiparassitari agiscono uccidendo i parassiti o inibendone la crescita,[4] possono essere somministrati per via orale, endovenosa o topica.[4] Gli antiparassitari di solito sono efficaci contro un numero limitato di parassiti; gli antiparassitari ad ampio spettro, analoghi agli antibiotici ad ampio spettro, sono efficaci per il trattamento di una vasta gamma di infezioni causate da parassiti di diverse classi.
In agricoltura gli antiparassitari vengono utilizzati per controllare, respingere, attirare ed uccidere parassiti, tra cui gli insetti, acari, malerbe, funghi, uccelli, mammiferi, pesci e microbi, che entrano in competizione con l'uomo riguardo al cibo, distruggono le proprietà, causano malattie o sono considerati un fastidio. Come sinonimo è usato il termine pesticida.
In passato, col termine antiparassitario si indicavano i prodotti usati contro i parassiti animali delle piante (principalmente gli insetticidi), mentre i prodotti usati contro i funghi erano chiamati anticrittogamici e quelli contro le malerbe erbicidi. Oggi i prodotti usati in agricoltura per la difesa delle piante sono chiamati prodotti fitosanitari e questo termine ha sostituito quelli precedentemente usati come fitofarmaci, presidi fitosanitari e anche antiparassitari.[5]