L'Apocalisse di Esdra o Quarto Libro di Esdra è un apocrifo dell'Antico Testamento, pseudoepigrafo del sacerdote Esdra (V secolo a.C.) scritto originariamente in una lingua semitica, poi tradotto in greco; da questa versione, in seguito perduta, provengono gli attuali testi in latino, armeno, etiopico e georgiano; è di origine cristiana o giudaica con rielaborazione cristiana.
Presenta richiami al Libro di Neemia e somiglianze con l'Apocalisse di Sedrach. Appartiene al genere apocalittico. All'interno dell'opera vengono descritte sette visioni che Esdra riceve durante l'esilio babilonese: quattro visioni vengono interpretate dall'angelo Uriel, e tre da Dio stesso. Inoltre, l'opera suddivide il tempo storico in tre momenti: l'eschaton, eone futuro ed eone eterno ed atemporale.
Il libro è incluso nella Vulgata, ma nell'edizione sistina del 1590 è stato espunto perché non era stato ritenuto canonico dal Concilio di Trento[1] e dall'edizione sisto-clementina del 1592 è stata relegata in appendice, insieme ad altri apocrifi.