Arcangelo Corelli (Fusignano, 17 febbraio 1653 – Roma, 8 gennaio 1713) è stato un compositore e violinista italiano del periodo barocco.
Si formò a Bologna e Roma, e in questa città sviluppò gran parte della sua carriera, grazie anche alla protezione di grandi mecenati aristocratici ed ecclesiastici. Sebbene la sua intera produzione sia limitata a sole sei raccolte di opere pubblicate - cinque delle quali di sonate in trio o solo e una di concerti grossi - ottenne grande fama e successo in tutta Europa, cristallizzando inoltre modelli di ampia influenza. Come violinista fu considerato uno dei più grandi virtuosi della sua generazione; contribuì, grazie allo sviluppo di moderne tecniche esecutive e ai suoi molti discepoli disseminati in tutta Europa, a collocare il violino tra gli strumenti solistici più prestigiosi.
La sua scrittura fu ammirata per l'equilibrio, la raffinatezza, le armonie sontuose e originali, per la ricchezza delle trame, per l'effetto maestoso della teatralità e per la sua polifonia chiara e melodiosa, qualità considerate una perfetta espressione degli ideali classici, che esplicitano al meglio i caratteri della musica italiana del primo barocco, influenzata dalla nascita della scienza e dagli intenti razionali della controriforma[1]. La scrittura di Corelli, inoltre, impiega spesso risorse tipiche della scuola barocca, come l'esplorazione dei contrasti dinamici ed espressivi, temperate da un grande senso di moderazione. Corelli fu il primo ad applicare integralmente, con uno scopo espressivo e strutturante, il nuovo sistema tonale da poco consolidatosi, dopo almeno duecento anni di sperimentazioni.
Il primato di Corelli fu riconosciuto già dai suoi contemporanei in Italia e all'estero in modo esplicito, come fece François Couperin dedicandogli il suo «Le Parnasse, ou l’Apothéose de Corelli» Grande sonata in trio per due violini e basso continuo[2], o implicitamente, come Haendel che, ad esempio, si rifece al grande maestro nell'elaborare la struttura armonica e la melodia di molte sue opere, come diverse sonate per violino e basso continuo (ad es. la Sonata in Sol, HWV358, una versione semplificata delle 12 sonate per violino di Corelli (op. 5, Roma 1700)).
Personaggio dominante nella vita musicale romana fino ai suoi ultimi anni e molto apprezzato a livello internazionale, fu conteso da molte corti e ammesso nella più prestigiosa società artistica e intellettuale del tempo, l'Accademia dell'Arcadia. Noto ai suoi tempi come «il nuovo Orfeo», «il principe dei musicisti» e altri aggettivi simili, attorno alla sua figura si creò un'aura leggendaria e la sua fama sopravvisse dopo la sua morte. Ancora oggi le sue opere sono oggetto di una voluminosa bibliografia critica e le sue sonate sono ancora ampiamente utilizzate nelle accademie musicali, come materiale didattico oltre che come brani capaci di affermarsi nell'odierno repertorio concertistico. La sua posizione nella storia della musica occidentale è considerata cruciale, venendo riconosciuto come uno dei massimi maestri del suo tempo (il periodo a cavallo fra il XVII e il XVIII secolo), oltre che come uno dei primi e più grandi classicisti.