L'Armata Rossa degli Operai e dei Contadini (russo: Рабоче-крестьянская Красная армия, РККА?, traslitterato: Raboče-krest'janskaja Krasnaja armija; acronimo: RKKA) in forma abbreviata Armata Rossa,[2] fu il nome dato alle forze armate russe dopo la disintegrazione delle forze zariste nel 1917. L'aggettivo “rossa” fa riferimento al colore tradizionale del movimento socialista e comunista. L'Armata Rossa fu istituita su decreto del Consiglio dei commissari del popolo della RSFS Russa nel 1918 e divenne l'esercito dell'URSS al momento della fondazione dello Stato stesso, nel 1922. Lev Trockij, commissario del popolo per la guerra dal 1918 al 1924, ne è considerato il fondatore.
L'Armata Rossa, guidata direttamente da Stalin con la collaborazione di vari generali, svolse una funzione decisiva durante la seconda guerra mondiale, sconfiggendo dopo quattro anni di violente e sanguinose battaglie una grande parte delle forze della Wehrmacht della Germania nazista e concludendo vittoriosamente il conflitto sovietico-tedesco con la conquista di Berlino e Vienna. Durante le operazioni sul fronte orientale, il 70-75% delle vittime che la Wehrmacht e le Waffen-SS subirono durante la guerra[3] (i sovietici ebbero oltre 27 milioni di morti compresi i civili) furono ad opera dell'Armata Rossa. Nel suo periodo di massima espansione d'organico, nel 1943, l'Armata Rossa contava 10,5 milioni di effettivi tra ufficiali, sottufficiali e soldati ed era equipaggiata con migliaia di carri armati e cannoni moderni (grazie anche all'appoggio logistico degli Alleati soprattutto durante i primi anni di guerra); le perdite per raggiungere la vittoria furono elevatissime: 11,2 milioni di soldati morti per cause di guerra nel periodo 1941–1945.[4]
A partire dal febbraio del 1946, l'Armata Rossa, che insieme alla Marina sovietica incarnava la componente principale delle forze armate sovietiche, prese il nome ufficiale di Armata Sovietica (in russo Советская Армия?, Sovetskaja Armija, in sigla SA),[5] fino alla sua dissoluzione nel dicembre 1991.