L'Atto di Unione fu costituito da due Atti del Parlamento inglese e scozzese: il cosiddetto Union with Scotland Act 1706, approvato dal Parlamento d'Inghilterra, e il cosiddetto Union with England Act, approvato nel 1707 dal Parlamento di Scozia. Le due leggi misero in pratica i termini del Trattato di Unione che era stato siglato il 22 luglio 1706 a seguito di negoziati tra i commissari rappresentanti i Parlamenti delle due nazioni. Con i due atti, il Regno d'Inghilterra ed il Regno di Scozia, che all'epoca erano stati sovrani separati con Parlamenti separati, ma con lo stesso monarca, furono — citando le parole del Trattato — "uniti in un regno con il nome di Gran Bretagna".[1]
Le due nazioni condividevano il sovrano sin dall'unione delle Corone del 1603, quando Giacomo VI di Scozia ereditò il trono inglese dalla cugina di terzo grado Elisabetta I ed il trono scozzese da sua madre Maria Stuarda. Anche se veniva descritta come Unione delle Corone, fino al 1707 esse rimasero in effetti Corone separate che facevano riferimento allo stesso monarca (in maniera opposta alla creazione di una singola Corona e di un singolo Regno, esemplificato dal successivo Regno di Gran Bretagna). Vi erano stati tre tentativi nel 1606, 1667 e 1689 di unire le due nazioni con Atti del Parlamento, ma fino all'inizio del XVIII secolo le situazioni politiche non permisero la realizzazione dell'idea, anche se per differenti ragioni.
Gli Atti ebbero effetto il 1º maggio 1707; in questa data, il Parlamento di Scozia e il Parlamento d'Inghilterra si unirono per formare il Parlamento di Gran Bretagna, con sede al Palazzo di Westminster a Londra, la sede del Parlamento inglese.[2] Gli Atti furono in seguito chiamati "Unione dei Parlamenti". Sull'unione, lo storico Simon Schama affermò che "ciò che ebbe inizio come un'ostile fusione, finì poi con la piena partecipazione nella più potente entità al mondo ... fu una delle più strabilianti trasformazioni nella storia europea."[3]