Gli autobus bianchi (in svedese: Vita bussarna) furono dei mezzi usati per una spedizione di soccorso attuata dalla Croce Rossa svedese e dal governo danese durante la seconda guerra mondiale in Germania. L'operazione ebbe luogo nella primavera del 1945; l'obiettivo era quello di liberare i detenuti dei campi di concentramento nelle aree controllate dai nazisti e trasportarli in Svezia, un paese neutrale. Nonostante inizialmente l'operazione fosse focalizzata sul salvataggio dei cittadini scandinavi, essa si estese anche per salvare i cittadini di altre nazioni. Folke Bernadotte, Conte di Wisborg, era un nobile svedese e diplomatico, all'epoca vicepresidente della Croce Rossa svedese, negoziò il rilascio di circa 31.000 prigionieri dai campi di concentramento tedeschi.[1]
Alla fine, uno staff operativo composto da circa 300 persone riuscì a salvare 15.345 prigionieri dai campi di concentramento. Di loro, 7.795 erano di nazionalità norvegese e danese, mentre i restanti 7.550 erano di varie nazionalità (polacca, francese ecc.).[2] In particolare, 423 ebrei danesi furono portati in salvo dal campo di concentramento di Theresienstadt in Cecoslovacchia che era stata occupata dalla Germania, essi contribuirono in modo significativo al fatto che le vittime tra gli ebrei danesi durante l'Olocausto erano tra i più bassi dei paesi europei occupati.
Il termine "autobus bianchi" deriva dal fatto che gli autobus furono dipinti di bianco con l'emblema della Croce Rossa sul lato per evitare di essere scambiati con i veicoli militari.
La Norwegian White Buses Foundation ispirata da questa operazione, organizza escursioni al campo di concentramento di Sachsenhausen e in altri campi di concentramento per le classi scolastiche, nel primo periodo ad accompagnare la guida in questi campi erano presenti anche testimoni e sopravvissuti per documentare la terribile esperienza vissuta in questi luoghi.