Barbaro

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La entrada de los Hunos en Roma del pittore spagnolo Ulpiano Checa, 1887.

Barbaro (in greco antico: βάρβαρος?, bárbaros, passato in latino come barbarus) è la parola onomatopeica con cui gli antichi greci indicavano gli stranieri (letteralmente i "balbuzienti"), cioè coloro che non parlavano greco, e quindi non erano di cultura greca.

Il termine latino barbarus significava invece "straniero" ovvero estraneo alla mentalità greco-romana. Questa accezione si diffuse ampiamente nel contesto politico-sociale dei conflitti del III-IV secolo. Nei testi latini il termine “barbarus” è spesso accompagnato da aggettivi come “ferus” (violento) e “iracundus” (iracondo), che definiscono il significato negativo della parola originaria.

Il concetto, con nomi differenti, è stato usato in diverse culture anche precedenti quella greca.[1]

«Io ritengo che non vi è nulla di barbaro e di selvaggio in quelle popolazioni […]. La realtà è che ognuno definisce barbarie quello che non è nei suoi usi.»

  1. ^ James C. Scott, VII cap.: L’epoca d’oro dei barbari, in Le origini della civiltà. Una controstoria, traduzione di Maddalena Ferrara, Torino, Einaudi, 2018, ISBN 978-88-06-23875-9.

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