Il basso continuo (detto anche basso numerato, cifrato o figurato) è la parte musicale di una partitura in cui è notato il registro più grave di una composizione. Esso fu regolarmente utilizzato in tutti i generi musicali vocali e strumentali a partire dall'inizio del XVII secolo fino al cadere del XVIII. Nel basso continuo viene notata in forma sintetica, su un unico rigo, la parte degli strumenti ad esso solitamente destinati (organo, clavicembalo, arpa, tiorba, arciliuto ecc.). Grazie anche alle indicazioni numeriche (da cui il nome di basso numerato, cifrato o figurato), talvolta, ma non necessariamente, presenti sulle note del basso continuo, gli esecutori potevano estemporaneamente realizzare per esteso l'armonia del brano mediante una successione di accordi ed altre note di abbellimento. Più esattamente i numeri (semplici, doppi, tripli) indicavano gli intervalli delle note da suonare rispetto alla nota del basso. Nella pratica, altri strumenti gravi, ad arco (violoncello, violone, contrabbasso, viola da gamba) o a fiato (trombone, fagotto), potevano raddoppiare la linea del basso continuo.
Il basso continuo non fu utilizzato soltanto nella pratica dell'accompagnamento, ma anche come linea-guida di una composizione per strumento a tastiera, elaborata all'impronta dall'organista o dal clavicembalista sulla base del basso numerato. È questa l'arte del suonare sopra al basso, già testimoniata ne L'organo suonarino (1605) di Adriano Banchieri, in cui vengono presentati alcuni versetti per organo da intercalare al canto gregoriano, notati su un «basso in canto figurato suonabile et cantabile», e poi menzionata nei manuali di basso continuo del XVII e XVIII secolo, come si ricava, per esempio, dal titolo del trattato di Francesco Gasparini L'armonico pratico al cimbalo. Regole, osservazioni ed avvertimenti per ben suonare il basso ed accompagnare sopra il cimbalo, spinetta ed organo (Venezia, 1708).
Esempi di sonate sopra il basso sono i Bassi continui e le Sonate a due cimbali di Bernardo Pasquini.
Grazie alla diffusione nella pratica tastieristica nel corso del XVII secolo, dal secolo seguente i bassi continui divennero anche la base dei partimenti, uno strumento didattico utilizzato per insegnare i fondamenti della composizione (armonia, contrappunto, fuga) nelle scuole di musica dei conservatori di Napoli e in altre scuole italiane dal XVIII secolo fino al XIX.