Battaglia del Podgora

Battaglia del Podgora
parte del fronte italiano della prima guerra mondiale
Obelisco del Calvario del Podgora
Data19 luglio 1915
LuogoPiedimonte del Calvario (in passato nota come Podgora), località di Gorizia
EsitoVittoria austro-ungarica
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
1600 uomini400 uomini
Perdite
53 morti
143 feriti
11 dispersi
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La battaglia del Podgora è un episodio della seconda battaglia dell'Isonzo svoltosi il 19 luglio 1915 alla quota 240 del monte Podgora, e che impegnò in combattimento il Reggimento Carabinieri Reali oltre a diversi reggimenti del Regio Esercito italiano.

La notte del 6 luglio 1915 il 2º e 3º battaglione del Reggimento Carabinieri Reali, (costituito nel maggio precedente contava 65 ufficiali e 2500 tra sottufficiali e truppa), ostacolati dal fuoco nemico, raggiunsero la quota 240 del Podgora provenienti da Cormons. Secondo gli ordini dovevano irrompere da un varco che le truppe della 2ª Armata avrebbero dovuto aprire sul fronte di Gorizia nel quadro della Seconda battaglia dell'Isonzo, penetrandovi per primi e costituendo subito sbarramenti, posti di blocco, controlli e servizi vari. Loro momentaneo compito era dare il cambio al 36º Reggimento fanteria che già teneva la posizione con una forza di uomini quasi doppia rispetto ai 1600 Carabinieri che costituivano i due battaglioni.

Questo tratto di fronte sul Podgora era diviso in due settori di circa di 200 metri:

  • a destra vi era una prima trincea coperta a 150 metri da quella nemica. In posizione arretrata di 50 metri ve ne era una seconda
  • a sinistra vi era un'unica trincea scoperta.

Chi non era in trincea era sistemato in ricoveri di fortuna in posizioni più arretrate.

Gli austroungarici dominavano nettamente la posizione con le loro artiglierie poste oltre l'Isonzo, sul monte San Gabriele sul monte San Daniele e sul monte Santo, nonché col fuoco coperto di fucileria e mitragliatrici.

I Carabinieri potevano contare su un solo pezzo di artiglieria someggiata, su due batterie da 75 mm ed una sezione di mitragliatrici aggregata dal 36º Reggimento fanteria.
La situazione era molto difficile anche dal punto di vista sanitario, visto che la zona era ricoperta di cadaveri insepolti ed escrementi, e il 10 luglio cominciarono a registrarsi i primi casi di gastroenterite (e in seguito anche di colera).
Ciononostante, in previsione di un attacco alle posizioni nemiche i Carabinieri, insieme a genieri e minatori dell'esercito, cominciarono subito a scavare camminamenti di approccio per avvicinarsi al nemico.

Il 18 luglio giunse l'ordine di attaccare il giorno successivo. Nel frattempo il fuoco nemico, che colpiva senza sosta insieme alle malattie, aveva assottigliato sensibilmente le file dei Carabinieri che a questo punto potevano contare su 1333 uomini. Il piano di attacco prevedeva per il Reggimento Carabinieri Reali prima di appoggiare l'avanzata dell'11º Reggimento fanteria "Casale" quindi, alle ore 11:00, di assaltare la cima dopo breve preparazione di artiglieria.

Durante un assalto a una trincea austriaca perse la vita l'irredentista pisinota Ettore Uicich, poi medaglia d'argento al valor militare.[1]

  1. ^ Pagnacco, Federico, Volontari delle Giulie e di Dalmazia, Compagnia volontari giuliani e dalmati, 1928, p. 18.

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