Battaglia di Shanghai

Battaglia di Shanghai
parte della Seconda guerra sino-giapponese
Truppe giapponesi impegnate in combattimento nelle rovine di Shanghai
Data13 agosto - 26 novembre 1937
Luogoregione di Shanghai
EsitoVittoria giapponese
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
680 000 uomini[1]
180 aerei
360 000 uomini[1]
500 aerei
Perdite
82 000 morti e 166 000 feriti e dispersi (dati ufficiali giapponesi[1]

150 000 morti, feriti e dispersi (altre fonti)[2]
5 170 morti e 13 000 feriti e dispersi (dati ufficiali giapponesi)[1]

9 000 morti e 40 000 feriti e dispersi (altre fonti)[2]
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La battaglia di Shanghai[N 1] fu combattuta dall'agosto al novembre 1937 durante la seconda guerra sino-giapponese, tra l'Esercito nazionalista cinese e l'Esercito imperiale giapponese. Fu una delle battaglie più grandi, sanguinose e violente combattute durante il conflitto sino-giapponese e si concluse dopo oltre tre mesi di scontri con la vittoria giapponese e la ritirata delle truppe cinesi.

Dopo l'Incidente del ponte di Marco Polo e le prime vittorie giapponesi nel settore Pechino-Tientsin, il comandante in capo del Kuomintang, il generalissimo Chiang Kai-shek, decise di concentrare le sue divisioni migliori, addestrate dai consiglieri militari inviati dalla Germania, nel settore di Shanghai per fermare l'avanzata nemica, dare una dimostrazione della volontà della Cina nazionalista di non cedere all'aggressione, suscitando in questo modo la simpatia della Potenze occidentali, e guadagnare tempo per evacuare le industrie nell'interno della Cina.

Durante i tre mesi di sanguinosi combattimenti, i soldati giapponesi e cinesi si scontrarono a distanza ravvicinata, in un tipo di guerra urbana simile alla successiva battaglia di Stalingrado della seconda guerra mondiale, nel centro di Shanghai, nelle città della periferia e sulle spiagge dello Yangtze Kiang, dove i giapponesi avevano effettuato alcuni sbarchi. La battaglia, che coinvolse oltre un milione di soldati delle due parti concentrati in uno spazio ristretto, può essere suddivisa in tre fasi: la prima fase, tra il 13 e il 22 agosto 1937, durante la quale le truppe cinesi cercarono, senza riuscirci, di eliminare le forze giapponesi presenti nel centro di Shanghai; il secondo periodo, compreso tra il 23 agosto e il 26 ottobre 1937, fu caratterizzato dall'arrivo di ingenti rinforzi di truppe scelte giapponesi che, al comando del generale Iwane Matsui, iniziarono sistematiche operazioni per conquistare l'area urbana, che venne lentamente occupata dopo cruenti scontri "casa per casa", e le regioni circostanti; infine l'ultima fase, dal 26 ottobre alla fine di novembre 1937, nel corso della quale, le superstiti truppe cinesi ripiegarono per evitare un accerchiamento e si ritirarono combattendo lungo la strada in direzione della capitale cinese Nanchino.

  1. ^ a b c d I. Montanelli-M. Cervi, Due secoli di guerre, vol. 8, p. 92.
  2. ^ a b J. L. Margolin, L'esercito dell'Imperatore, p. 239.


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