Beatificazione

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Sebastiano Ricci, Apoteosi di un santo[1] (1693-1694); olio su tela, 78,5x63,2 cm, Collezione Molinari Pradelli, Bologna

La beatificazione è l'atto mediante il quale la Chiesa cattolica riconosce l'ascensione di una persona defunta al Paradiso e la conseguente capacità di intercedere a favore di fedeli che rivolgono preghiere al suo indirizzo. Il titolo autorizza la venerazione pubblica del beato in luoghi (città, diocesi, regione o anche un ordine religioso) e modi determinati caso per caso.[2]

La beatificazione è una tappa obbligatoria del processo di canonizzazione, al solo termine del quale un servo di Dio è riconosciuto santo.[3] Inoltre, la beatificazione si distingue dalla canonizzazione in quanto è la concessione di una venerazione facoltativa e limitato ad alcuni luoghi o gruppi di fedeli, mentre la canonizzazione prescrive una venerazione estesa a tutta la Chiesa; per questo nella beatificazione non viene esercitata l'infallibilità pontificia.[2]

I beati non hanno la prerogativa di essere designati come patroni, né è consentito esporre le loro reliquie, a meno che non siano stati concessi messa e ufficio speciali.[2] Inoltre, è vietato dedicare chiese e altari in loro onore senza ottenere l'indulto specifico dalla Santa Sede. È permessa nell'immagine la gloriola di raggi luminosi intorno al capo, non l'aureola.[2]

  1. ^ Le stanze delle Muse. Dipinti barocchi della collezione Francesco Molinari Pradelli, su openstarts.units.it.
  2. ^ a b c d beatificazione, su Treccani. URL consultato il 1º novembre 2023.
  3. ^ Approfondimenti, su www.causesanti.va. URL consultato il 1º novembre 2023.

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