Stragi del 1992-1993 attentato | |
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Tipo | autobombe, esplosioni |
Data | 1992-1993 |
Luogo | Lazio, Lombardia, Sicilia, Toscana |
Stato | Italia |
Arma | Armi da fuoco ed esplosivi (Semtex e TNT) |
Obiettivo | opere d'arte nazionali, politici, magistrati e persone impegnate nell'antimafia |
Responsabili | Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Giuseppe Graviano, Matteo Messina Denaro, Leoluca Bagarella ed altri |
Motivazione | ritorsioni contro l'inasprimento della lotta dello Stato italiano nei confronti di Cosa nostra |
Conseguenze | |
Morti | 21 |
Feriti | 117 |
La locuzione bombe del 1992-1993 indica un periodo della storia della Repubblica Italiana caratterizzato da una serie di attentati con ordigni da parte dell'organizzazione criminale siciliana di tipo mafioso Cosa nostra, realizzati in Italia durante i primi anni novanta del XX secolo, precisamente tra il 1992 ed il 1993.
Ciò che contraddistinse il periodo fu la natura particolarmente violenta delle azioni, per le quali furono utilizzate anche autobombe. Vennero attaccati membri delle forze di polizia (Giuliano Guazzelli, Giovanni Lizzio), della magistratura (Giovanni Falcone, Paolo Borsellino) ed esponenti politici (Salvo Lima), ma anche il patrimonio culturale, personalità non coinvolte direttamente nel contrasto alla mafia (come il giornalista Maurizio Costanzo) e anche semplici cittadini, con l'obiettivo di indebolire, colpire e ricattare lo Stato ed influenzare il governo e la società civile, al fine di creare le condizioni per realizzare una trattativa Stato-mafia.
La sfida diretta da parte della mafia sortì tuttavia una reazione decisa da parte dello Stato, che portò all'Operazione Vespri siciliani e all'arresto di Salvatore Riina, capo assoluto di Cosa nostra.