Buddismo

Statua del Buddha Shakyamuni situata nel monastero di Baolian, (isola di Lantau, Hong Kong, Cina). Inaugurata il 29 dicembre 1993, alta oltre 26 metri, è una delle più grandi al mondo. La sua mano destra è sollevata nell'abhyamudrā, il "gesto di incoraggiamento" per invitare ad avvicinarsi; la mano sinistra è invece nel varadamudrā, il "gesto di esaudimento", ovvero la disponibilità ad esaudire i desideri dei fedeli[1].
La bandiera buddista.
Il dharmacakra, simbolo della religione buddista.

Il buddismo o buddhismo (in sanscrito बुद्ध शासन, buddha-śasana)[2][3][4][5] è una delle filosofie religiose più antiche e diffuse al mondo. Originato dagli insegnamenti dell'asceta itinerante indiano Siddhārtha Gautama (VI, V sec. a.C.), comunemente si riassume nelle dottrine fondate sulle quattro nobili verità (sanscrito: Catvāri-ārya-satyāni). Nel mondo ha tra i 350 e i 550 milioni di fedeli.

Con il termine buddismo si indica quell'insieme di tradizioni, sistemi di pensiero, pratiche e tecniche spirituali, individuali e devozionali, nate dalle differenti interpretazioni di queste dottrine, che si sono evolute in modo anche molto eterogeneo e diversificato[6][7].

Sorto nel VI-V secolo a.C. come disciplina spirituale assunse nei secoli successivi i caratteri di dottrina filosofica e, secondo alcuni autori, di religione "ateistica"[8], intendendo con quest'ultimo termine non la negazione dell'esistenza degli dei (deva), quanto piuttosto il fatto che la devozione ad essi, fatto comunque considerato positivo, non condurrebbe alla liberazione ultima. Altri considerano i libri sacri buddisti (Canone pāli, Canone cinese e Canone tibetano) testi che non divinizzano Siddhārtha Gautama Buddha sakyamuni ma Adi-Buddha o Buddha eterno[9], concetti buddisti equivalenti a Dio; tuttavia non è una concezione affine a quella della divinità in senso occidentale, quanto, nel buddismo Mahāyāna, il principio della buddhità, raffigurato a volte nelle figure dei Buddha come Vairocana o Amitabha, manifestatosi storicamente come Gautama.[10][11][12] Il Mahāyāna venera anche i bodhisattva, esseri vicini all'illuminazione. A partire dall'India il buddismo si diffuse nei secoli successivi soprattutto nel Sud-est asiatico e in Estremo Oriente, giungendo, a partire dal XIX secolo, anche in Occidente.

Di seguito la classifica dei praticanti Buddisti per singolo paese:[13]

  1. Bhutan (bandiera) Bhutan 98%
  2. Thailandia (bandiera) Thailandia 95%
  3. Cambogia (bandiera) Cambogia 95%
  4. Laos (bandiera) Laos 90%
  5. Birmania (bandiera) Birmania 85%
  6. Sri Lanka (bandiera) Sri Lanka 70%
  7. Mongolia (bandiera) Mongolia 53%
  8. Giappone (bandiera) Giappone 40%
  9. Taiwan (bandiera) Taiwan 35%
  10. Singapore (bandiera) Singapore 33%
  11. Corea del Sud (bandiera) Corea del Sud 23%
  12. Malaysia (bandiera) Malaysia 20%
  13. Cina (bandiera) Cina 20%
  14. Vietnam (bandiera) Vietnam 16%
  15. Nepal (bandiera) Nepal 9%
  16. Indonesia (bandiera) Indonesia 5%
  17. India (bandiera) India 2%
  1. ^ Hans Wolfgang Schumann. Immagini buddiste. Roma, Mediterranee, 1986, pp.33 e sgg.
  2. ^ «Dal n. di Budda, lett. "lo svegliato, l'illuminato" (Buddháh, dal part. pass. sans. di bódhati), soprannome del fondatore del buddismo», termine presente in italiano già nel 1839 (Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, Zanichelli) e preferibile alla grafia non adattata per i dizionari Treccani, Sabatini-Coletti, De Mauro, Garzanti, Gabrielli, Zingarelli 1995, Devoto-Oli 2006/2007. In alcune enciclopedie si trova invece "buddismo", fra queste la Zanichelli, l'Enciclopedia UTET/La Repubblica, l'Enciclopedia Rizzoli Larousse (che nella voce generalista inserisce ambedue, ma nei lemmi di approfondimento preferisce la grafia con l'h), l'Enciclopedia Einaudi, nonché nelle enciclopedie e dizionari specialistici della materia, come il Dizionario di Buddismo Milano, Bruno Mondadori, 2003; Dizionario della Saggezza Orientale Milano, Mondadori, 2007; Buddismo, Enciclopedia delle Religioni a cura di Mircea Eliade, Milano, Jaca Book, 2004; Buddismo Milano, Electa, 2005; Enciclopedia Multimediale delle Scienze Filosofiche Roma, Rai; Enciclopedia di Filosofia Milano, Garzanti, 1985; Dizionario di Filosofia Milano, Rizzoli, 1976; Enciclopedia delle Religioni Milano, Garzanti, 1996; Dizionario delle Religioni orientali Milano, Vallardi, 1993; Dizionario di Sapienza orientale Roma, Edizioni Mediterranee, 1985; Dizionario del buddismo Milano, Garzanti, 1994; Dizionario delle Mitologie e Religioni Milano, Rizzoli, 1989; Immagini Buddiste, Dizionario iconografico del Buddismo Roma, Mediterranee, 1986; Dizionario buddista Roma, Ubaldini, 1981; Dizionario delle opere filosofiche Milano, Bruno Mondadori, 2000; Dizionario letterario Bompiani delle opere e dei personaggi di tutti i tempi Milano, Bompiani, 1947; Cronologia universale Torino, UTET, 2002; Enciclopedia Universale dell'Arte, Istituto per la Collaborazione Culturale, Venezia-Roma, parte editoriale a cura della Casa Editrice G. C. Sansoni, Firenze, 1958, quindi Casa Editrice Sadea, Firenze, 1971 e Roma, 1976, quindi Istituto Geografico De Agostini SpA, Novara, 1980; tranne il Dizionario del Buddismo, Esperia, Milano, 2006 e l'enciclopedia Treccani che riporta ambedue le grafie.
  3. ^ Per quanto controversa la nozione di religione è ormai da decenni universalmente applicata al buddismo, anche se alcuni praticanti occidentali ne contestano l'attribuzione, ma come nota Lionel Obadia:

    «Dall'Ottocento agli inizi del Novecento uno dei tratti più costanti delle interpretazioni del buddismo consiste nel non riconoscergli lo statuto di religione. Questo argomento, uno dei temi classici dell'orientalismo erudito ottocentesco, si ripresenta con forza alla fine del Novecento per giustificare il successo del buddismo nelle società occidentali moderne. La sua trasfigurazione in una "non-religione" si spiega in primo luogo con la conoscenza parziale e selettiva che gli occidentali ne avevano (e ne hanno tuttora) [...].»

  4. ^ buddismo in "Dizionario di filosofia", su treccani.it. URL consultato il 26 novembre 2021.
  5. ^ Buddismo in "Enciclopedia delle scienze sociali", su treccani.it. URL consultato il 26 novembre 2021.
  6. ^ «La nozione di "buddismo" che poi raggruppa un insieme assai articolato d'indirizzi dottrinali in competizione tra loro, privilegia indebitamente ciò che li accomuna rispetto a ciò che costituisce la loro peculiarità, dando l'impressione erronea che si tratti di un movimento unitario piuttosto che di un fascio di numerose scuole divergenti (i cosiddetti nidāna, infelicemente resi con "sètte" nella letteratura corrente) come è invece il caso.» (M. Piantelli, Il buddismo indiano, in Buddismo, a cura di Giovanni Filoramo. Bari, Editori Laterza, 2007, pag.5)
  7. ^ Frank E. Reynolds e Charles Hallisey, in Buddismo Enciclopedia delle Religioni, diretta da Mircea Eliade. Milano, Città Nuova-Jaca Book, 1986, pag. 67-68.
  8. ^ Cfr. Hōseki Shinichi Hisamatsu, Una religione senza dio. Genova, il Melangolo, 1996.
  9. ^ Vedere anche la dottrina dei Tre corpi del Buddha
  10. ^ Michio T. Shinozaki. Op. cit. pag. 88-9; Yoshiro Tamura, The Lotus Sūtra, tr. ingl. di Gene Reeves, Michio T. Shinozaki, Chuo Koron shuppannsha, Tokyo, 1969, pag. 93
  11. ^ JODO SHU English, su www.jodo.org. URL consultato il 4 luglio 2022 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2015).
  12. ^ Shinran, Jōdo Wasan (Inni della Terra Pura), 88
  13. ^ Il Buddismo nel mondo di oggi, su studybuddhism.com.

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