Bulla (Vicino Oriente antico)

Una bulla e dei contrassegni (calculi) del Periodo di Uruk esposti al Louvre

Nel Vicino Oriente antico, la bulla (in latino, 'bolla'; plurale: bullae) era un pacco o palla di materiale plasmabile (comunemente argilla) usata per contenere speciali strumenti contabili detti calculi. Sulla bulla ancora malleabile veniva in genere impresso un sigillo: l'integrità della bulla testimoniava la mancata manomissione del contenuto.

Spesso, al posto del termine bulla è usato come sinonimo il termine cretula (dal latino cretŭla, diminutivo di creta, «argilla»[1]; plurale: cretule o, in latino, cretulae). È stato ad un certo punto proposto di destinare il termine cretula ad un diverso strumento di certificazione. La cretula così intesa era una massa di materiale plasmabile (comunemente argilla) applicata a chiusura di contenitori o porte e lasciata poi essiccare. Anche sulle cretulae veniva impresso il sigillo di uno o più funzionari per certificarne il contenuto.

Il termine bulla per indicare tali involucri vicino-orientali fu proposto da Pierre Amiet.[2]

  1. ^ crètula, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ Schmandt-Besserat 1978, p. 52.

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