Nel calendario etiopico l'anno ha tredici mesi, di cui i primi dodici di trenta giorni e l'ultimo di cinque (di sei negli anni bisestili). Il capodanno (Enkutatash) corrisponde all'11 settembre (il 12 settembre per gli anni successivi ai bisestili) e l'era etiopica è di 7 anni e 113 giorni in ritardo sull'era cristiana. Qualsiasi anno la cui cifra sia divisibile per quattro è un anno bisestile; gli anni sono distinti dal popolo con i nomi degli evangelisti, Lucàs l'anno bisestile, e successivamente gli altri tre Iohannès, Mattieuòs, Marcòs.[1]
La primavera (zedià) comincia il 25 megabìt, l'estate (cheremtì, le piogge) il 25 seniè, l'autunno (chenìl, il raccolto) il 25 mescherèm, l'inverno (hagài) il 25 tahsàs. Il sabato e la domenica sono giorni festivi; inoltre tutti i mesi hanno cinque feste fisse: selestè Selassiè (Santissima Trinità) il 7, Cheddùs Micaèl (San Michele Arcangelo) il 12, Chidanè Merèt (Patrocinio della Madonna) il 16, Mariàm (la Vergine) il 21, Madhaniè Alèm o Medaniè Alèm (festa del Redentore) il 27, Lidèt (natività di Cristo) il 29 tahsàs. Vi sono poi il Temchèt (battesimo di Cristo) l'11 ter e infine il Mascàl (esaltazione della Croce) il 17 mescherèm, ma di carattere prevalentemente politico. Sono presenti feste mobili, che si spostano cioè all'interno del calendario.