Califfato omàyyade | |
---|---|
Dati amministrativi | |
Nome completo | Califfato omàyyade |
Nome ufficiale | in arabo بنو أمية? |
Lingue ufficiali | Arabo |
Lingue parlate | arabo, armeno, copto, greco, persiano, aramaico, berbero, ebraico, georgiano |
Capitale | Damasco |
Altre capitali | Cordova (col ramo omàyyade di al-Andalus) |
Politica | |
Forma di Stato | Califfato |
Forma di governo | Monarchia assoluta teocratica ereditaria |
Nascita | 661 con Muʿāwiya ibn Abī Sufyān |
Causa | autoproclamazione di Muʿāwiya ibn Abī Sufyān |
Fine | 750 con Marāan II |
Causa | Battaglia dello Zab |
Territorio e popolazione | |
Bacino geografico | Vicino Oriente e Ifrīqiya |
Territorio originale | Penisola Arabica |
Massima estensione | 13.400.000 km2 nel 750 ca. |
Popolazione | 49.000.000 nel 724 |
Economia | |
Valuta | Dinar |
Commerci con | Vicino e Medio Oriente, India, Impero bizantino, Africa sub-sahariana |
Religione e società | |
Religioni preminenti | Islam sunnita, Islam sciita Kharigismo |
Religione di Stato | Islam |
Religioni minoritarie | Cristianesimo, Ebraismo, Mazdeismo, |
Classi sociali | Nobiltà (ashrāf), élite dominanti (khaṣṣa), militari, artigiani e piccola borghesia (ʿāmma), schiavi |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Califfato dei Rashidun Regno visigoto (in al-Andalus) |
Succeduto da | Califfato abbàside |
Il Califfato Omayyade (in arabo ٱلخلافة ٱلأموية?, al-Khilāfa al-Umawiyya) fu il secondo dei quattro califfati principali istituiti dopo la morte di Maometto, governato dalla dinastia degli Omayyadi (ٱلأمويون, al-Umawiyyūn o بنو أمية, Banū Umayya, "Figli di Umayya"), provenienti dalla Mecca. Fu il terzo califfo, ʿUthmān b. ʿAffān, a essere la prima autorità politica appartenente al clan, ma la famiglia stabilì un dominio ereditario e dinastico soltanto con Muʿāwiya ibn Abī Sufyān, governatore di lunga data della Siria che divenne il quinto califfo dopo la fine della prima guerra civile musulmana nel 661. Dopo la morte di Muʿāwiya nel 680, i conflitti di successione culminarono con una seconda guerra civile[1] e il potere alla fine cadde nelle mani di Marwān I a un altro ramo del clan. La Siria rimase la principale base di potere degli Omayyadi da allora in poi, con Damasco nominata come capitale.
Gli Omayyadi continuarono le conquiste incorporando la Transoxiana, il Sindh, il Maghreb e la penisola iberica (al-Andalus) nel mondo musulmano. Al momento della sua massima estensione, il Califfato degli Omayyadi copriva 13400000 km² e contava 49 milioni di abitanti, numeri che lo hanno reso il settimo impero più vasto della storia con riferimento alla vastità e alla proporzione rispetto alla popolazione mondiale. Sempre durante la fase più florida della sua esistenza, governava il 29,5% della popolazione mondiale. La dinastia fu infine rovesciata da una ribellione guidata dagli Abbasidi nel 750. I sopravvissuti si stabilirono a Cordova dando origine a un emirato e, in seguito, a un califfato rimasto in vita fino al 1031.[2]
I califfi omayyadi erano considerati troppo laicizzanti da alcuni dei loro sudditi musulmani[3] e, con particolare riferimento al peso fiscale e all'apparato burocratico, le loro politiche erano percepite come ingiuste. Così come agli ebrei, anche ai cristiani, i quali costituivano ancora la maggioranza della popolazione del Califfato, fu permesso di praticare la propria religione, ma dovevano pagare un testatico (la jizya).[4] Lo stato sociale sia dei musulmani sia dei non musulmani, iniziato da ʿOmar ibn al-Khaṭṭāb, fu portato avanti e finanziato dalla tassa zakāt imposta ai soli musulmani.[4]
Anche la moglie di Muʿāwiya, Maysūm (la madre di Yazīd), era cristiana. Le relazioni reciproche tra musulmani e cristiani si rivelarono stabili durante questa fase storica. Gli Omayyadi vennero coinvolti in frequenti battaglie con i bizantini cristiani senza preoccuparsi di proteggersi in Siria, che rimase perlopiù fedele al vecchio credo come molte altre parti dell'impero.[4] Le cariche di spicco erano invero detenute dai cristiani, alcuni dei quali appartenevano a famiglie che avevano prestato servizio nei governi di Costantinopoli. L'impiego dei cristiani faceva parte di una più ampia politica di assimilazione religiosa, resa necessaria dalla presenza di grandi popolazioni cristiane nelle province conquistate, come ad esempio in Siria. Questa politica rafforzò la popolarità di Muʿāwiya e la Siria poté diventare allora un grande centro di potere.[5][6]