Campagna di Siria (1941)

Campagna di Siria (1941)
parte del teatro del Medio Oriente
della Seconda guerra mondiale
Soldati australiani a Sidone, in Libano
Data8 giugno - 14 luglio 1941
LuogoSiria e Libano
EsitoVittoria alleata
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Francesi:
8 000 uomini
90 carri armati
Siriani e libanesi
25 000 uomini
Supporto:
289 velivoli
2 cacciatorpediniere
3 sottomarini
Australiani:
18 000 uomini
Britannici:
9 000 uomini
Francesi:
5 000 uomini
Indiani:
2 000 uomini
Supporto:
50 velivoli
5 incrociatori
8 cacciatorpediniere
1 mercantile convertito
Perdite
Francesi:
3 348 vittime (dato francese)
8 912 vittime (dato britannico)
3 004 prigionieri
Supporto:
179 velivoli
1 sottomarino
5 668 marinai disertori
Australiani:
416 morti
1 136 feriti
Britannici e Indiani:
1 800 feriti
Francesi:
1 300 morti o feriti
Supporto:
27 velivoli
Fonti nel corpo della voce
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La campagna di Siria, ufficialmente operazione Exporter, vide l'invasione della Siria e del Libano da parte degli Alleati, durante la seconda guerra mondiale, tra l'8 giugno e il 14 luglio 1941.

Il mandato francese della Siria e del Libano godeva di autonomia sin dal 1936, quando la ricevette dalla Francia e in cambio diede il permesso di mantenere delle forze armate nella regione. Con la caduta della Francia, il loro controllo passò al Governo di Vichy, fantoccio della Germania. Allo scoppio della guerra anglo-irachena, che seguì il colpo di Stato in Iraq del 1941, i britannici decisero di invadere la Siria e il Libano, per impedire che i tedeschi usassero le basi di Vichy per dare supporto agli iracheni o attaccare l'Egitto, già stretto nella morsa tra le truppe italiane del Nordafrica e dell'Africa Orientale.

I soldati di Vichy si difesero con vigore, tuttavia, il 10 luglio, con la 21ª Brigata australiana oramai alle porte di Beirut, i francesi chiesero l'armistizio. Dalla mezzanotte del 12 luglio, le ostilità cessarono e il 14 venne firmato ufficialmente l'Armistizio di San Giovanni d'Acri, poco fuori della città di Acri.[1]

  1. ^ Playfair, pp. 221, 335–337.

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