Campo di concentramento di Auschwitz

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Auschwitz
Konzentrationslager Auschwitz
Sistema dei lager del Terzo Reich
Entrata di Birkenau con i binari che portavano alla rampa di selezione
StatoGermania (bandiera) Germania nazista
Stato attualePolonia (bandiera) Polonia
CittàOświęcim
Coordinate50°02′09″N 19°10′42″E
Informazioni generali
TipoLager
Termine costruzione1940
CostruttoreIG Farben
Visitabile
Sito webwww.auschwitz.org/
Informazioni militari
Utilizzatore SS-Totenkopfverbände
Termine funzione strategica1945
Comandanti storiciComandanti generali:

Comandanti di Birkenau:

EventiOlocausto: uccisione di almeno 1,1 milioni di deportati su almeno 1,3 milioni di giuntivi
voci di architetture militari presenti su Wikipedia
 Bene protetto dall'UNESCO
Campo di concentramento e sterminio tedesco nazista di Auschwitz Birkenau (1940-1945)
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturale
CriterioVI
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal1979
Scheda UNESCO(EN) Auschwitz Birkenau, German Nazi Concentration and Extermination camp (1940-1945).
(FR) Auschwitz Birkenau Camp allemand nazi de concentration et d'extermination (1940-1945)

Il campo di concentramento di Auschwitz (in tedesco Konzentrationslager Auschwitz, abbreviato KL Auschwitz[1] o anche KZ Auschwitz[2]) è stato un vasto complesso di oltre 40 campi di concentramento e di sterminio situato nelle vicinanze della cittadina polacca di Oświęcim, in tedesco chiamata Auschwitz.[3][4][5] Nel complesso vi trovarono la morte 1,1 milioni di persone su 1,3 milioni di prigionieri totali, rendendolo il principale luogo di avvenimento della Shoah, del Porrajmos, dello sterminio degli oppositori politici e di altre categorie considerate ostili o di razza inferiore dai nazisti, oltre che dell'Olocausto in generale.

Attivo tra il giugno 1940 e il gennaio 1945, consisteva di 3 campi principali[6]:

Oltre a questi, il complesso comprendeva 44 sottocampi costruiti durante l'occupazione tedesca della Polonia in cui i deportati venivano sfruttati come manodpera nelle diverse industrie tedesche costruite nei dintorni.[7]

Così come tutti gli altri campi nazisti, era gestito da un'apposita unità delle SS, le Unità testa di morto (SS-Totenkopfverbände), alle quali si aggiungevano le SS-Aufseherin (tra cui si distinsero le feroci Maria Mandl e Irma Grese). Diversi gruppi di ebrei e criminali comuni furono designati come funzionari del campo agli ordini delle SS, ricoprendo ruoli come quello di Kapo o formando i Sonderkommando, le "squadre speciali" incaricate di smaltire i corpi degli uccisi nelle camere a gas. Nel campo fu adottato un regolamento apposito in 14 regole e si sviluppò un apposito linguaggio, il lagersprache. Erano in uso una valuta di deposito creata all'uopo e un complesso sistema di simboli per l'identificazione visiva dei prigionieri. Nell'autunno del 1943 l'intero complesso fu dotato anche di bordelli per i detenuti per volontà di Himmler, che cercava di aumentarne così la produttività[8][9].

La struttura subì varie trasformazioni: operativa nella sua parte iniziale dal giugno 1940 con l'arrivo dei primi prigionieri, nei primi due anni servì principalmente per la detenzione e l'eliminazione di polacchi e sovietici. Dal 1942, dopo la definitiva delineazione del piano della "soluzione finale della questione ebraica" fatta da Reinhard Heydrich con la collaborazione di Adolf Eichmann - a seguito della conferenza di Wannsee del gennaio di quell'anno - si passò allo sterminio pianificato delle popolazioni considerate nemiche del Reich, con il primo "treno della morte" carico di ebrei arrivato al campo il 26 marzo 1942[10][11].

Dopo vari esperimenti e soluzioni, il 3 settembre 1941 vi fu adoperato per la prima volta lo Zyklon B, un potente pesticida, per la gassificazione sistematica di centinaia di deportati; nei tre anni successivi il complesso ne ricevette una ventina di tonnellate, sotto forma di pellet che venivano buttati nelle camere a gas da fessure predisposte sul tetto delle stesse. Le operazioni di sterminio giunsero al culmine tra aprile e giugno 1944 con la deportazione e l'uccisione di mezzo milione di ebrei ungheresi. Le operazioni di gassificazione furono condotte l'ultima volta il 30 ottobre 1944[12]; subito dopo Himmler ordinò di fermarle tutte nel territorio del Reich per occultarne le prove, data la veloce avanzata alleata.[13]

La documentazione diretta delle attività del campo include diverse raccolte fotografiche (l'Auschwitz Album e le foto del Sonderkommando su tutte), testimonianze oculari particolari, libri e saggi scritti da sopravvissuti (come Primo Levi e il suo Se questo è un uomo) e altro ancora.

In previsione dell'arrivo delle truppe sovietiche, nel gennaio 1945 i nazisti spostarono la maggior parte dei prigionieri del comprensorio di Auschwitz, con le marce della morte, verso altri lager in Germania e Austria.[14][15] Il campo fu liberato dai sovietici alle otto del mattino del 27 gennaio 1945[16], giorno commemorato dal 2005 come Giorno della Memoria.[17][18]

I responsabili dell'amministrazione subirono un apposito processo del 1947 e molti furono condannati a morte e impiccati nello stesso ormai ex-campo.

Nel 1947 il parlamento polacco lo trasformò in un memoriale-museo[19] (modificando poi anche il suo nome ufficiale[20][21]); nel 1979 il sito fu dichiarato patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.[1]

  1. ^ a b (EN) KL Auschwitz-Birkenau, su auschwitz.org. URL consultato il 12 settembre 2018.
  2. ^ (DE) KZ Auschwitz Platz zum Morden, su spiegel.de. URL consultato il 12 settembre 2018.
  3. ^ Auschwitz, su Treccani. URL consultato il 30 novembre 2023.
  4. ^ (EN) Auschwitz, su encyclopedia.ushmm.org. URL consultato il 30 novembre 2023.
  5. ^ Auschwitz, la fabbrica della morte (video), su Rainews, 21 gennaio 2015. URL consultato il 30 novembre 2023.
  6. ^ I campi del complesso in auschwitz.org.
  7. ^ (EN) Auschwitz sub-camps, su auschwitz.org. URL consultato il 18 ottobre 2015. La lista dei 45 sottocampi dal sito ufficiale
  8. ^ Le volonterose prostitute di Hitler, su La Stampa, 20 agosto 2009. URL consultato il 6 giugno 2024.
  9. ^ Proprio dietro il famoso cancello di Auschwitz si trova uno degli orrori meno noti della seconda guerra mondiale, su Blitz quotidiano, 15 ottobre 2017. URL consultato il 6 giugno 2024.
  10. ^ (EN) First transport of Jews to Auschwitz was 997 young Slovak women and teens, su Times of Israel, 2 gennaio 2020.
  11. ^ (EN) We were joking before the trip, women from the first transport to Auschwitz recall, su spectator.sme.sk, 27 marzo 2017.
  12. ^ (EN) Franciszek Piper, Auschwitz, 1940–1945. Central Issues in the History of the Camp., vol. 3, 2000, pp. 173-174.
  13. ^ (EN) History / Auschwitz Calendar / 1944, su auschwitz.org.
  14. ^ Georges Bensoussan, La Shoah in 100 mappe, pag. 166 :«Partiti da Auschwitz il 18 e il 19 del gennaio successivo, 58.000 detenuti iniziarono una terribile "marcia della morte", disseminata di migliaia di caduti per assideramento, fame e esecuzioni sommarie», Gorizia, Leg edizioni, 2016, ISBN 978-88-6102-267-6.
  15. ^ Daniel Goldhagen, I volonterosi carnefici di Hitler, traduzione di Enrico Basaglia, Oscar storia, Arnoldo Mondadori Editore, 1997, p. 618, ISBN 88-04-44241-7.
  16. ^ John Erickson, The road to Berlin, Londra, Cassell, 2003, p. 472.
  17. ^ (ARENFRZHRU) 28th Special Session of the General Assembly, su un.org, Nazioni Unite, 24 gennaio 2005. URL consultato il 27 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2006).
  18. ^ (EN) Special sessions - 28th session, su un.org.
  19. ^ (EN) Memorial timeline, su auschwitz.org. URL consultato il 27 ottobre 2015.
  20. ^ (EN) Decisions adopted at the 31st session of the world heritage committee (Christchurch, 2007) (PDF), su whc.unesco.org, UNESCO, p. 115. URL consultato il 27 ottobre 2015.
  21. ^ (EN) World Heritage Committee approves Auschwitz name change, su whc.unesco.org, UNESCO. URL consultato il 27 ottobre 2015.

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