Canestra di frutta

Canestra di frutta
AutoreCaravaggio
Data1597-1600
Tecnicaolio su tela
Dimensioni46×64 cm
UbicazionePinacoteca Ambrosiana, Milano

La canestra di frutta è un dipinto realizzato da Caravaggio tra il 1597 e il 1600; è conservato nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

È considerato uno dei primi dipinti del genere della natura morta. L'opera sintetizza diverse esperienze, quella tardo manierista interessata ai grandi apparati naturali e dall'altro lato, nell'assolutezza della figura che il cesto colmo determina e nell'insolito punto di vista equatoriale, in cui il Merisi afferma un interesse per il soggetto inanimato non più periferico e complementare alla figura umana, ma centrale ed esauriente.

Il tema della natura morta è già documentato nell'arte ellenistica dei secoli III e II a.C. e nei mosaici di Pompei, Ercolano e Stabia (sec. I a.C - I d.C.)[1]. Oltre a ciò il tema interessò l'iconografia ricca di richiami evocativo-simbolici dell'arte religiosa. Si affermò come genere autonomo solo negli anni della Controriforma. Negli ultimi decenni del Cinquecento, lo sviluppo della natura morta si inserì all'interno del rinnovamento iconografico della pittura di devozione come conseguenza del riconoscimento, sancito dal Concilio di Trento, della capacità degli elementi naturali di stimolare la devozione religiosa con la loro semplice immediatezza. Nella cultura controriformista si sviluppò il gusto per i soggetti emblematici, allegorici, concettosi, che ebbe una notevole importanza per la fortuna della natura morta[2].

  1. ^ Oplonti
  2. ^ Alberto Veca, Natura morta, Art dossier, n.46. Firenze, Giunti. Voce natura morta , Garzantina arte, Milano, Garzanti. De Vecchi, Cerchiari, Arte nel tempo, volume 2, tomo II, Bompiani, p. 590. L'inventario della Pinacoteca Ambrosiana di Milano cita la fiscella come penultimo dei quadri del gruppo C. " Gli originali dei paesi...una cesta di frutti di Michel Angelo da Caravaggio" in Maurizio Marini, Caravaggio pictor praestantissimus, Roma, Newton Compton, 2005, p. 386, n.10. Un codicillo del 15 settembre 1607 sulle volontà testamentarie delle donazioni è il precedente. Citato anche nel Museum del cardinale Federico Borromeo annesso al De Pictura sacra del 1625, pp. 32-33.

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