Il capitalismo della sorveglianza è un concetto di economia politica che denota l'ampia raccolta e mercificazione dei dati personali da parte delle aziende. Questo fenomeno è diverso dalla sorveglianza governativa, sebbene i due possano rafforzarsi a vicenda. Il capitalismo della sorveglianza, come descritto da Shoshana Zuboff, è a scopo di lucro ed è nato quando le aziende pubblicitarie, guidate da AdWords di Google, hanno intravisto la possibilità di utilizzare i dati personali al fine di targettizzare i consumatori.[1]
Una grande raccolta dei dati può avere vari benefici per gli individui e per la società, come l'auto-ottimizzazione (il quantified self),[2] ottimizzazioni per la società (come città intelligenti) e i servizi (come applicazioni web). Tuttavia, dato che il capitalismo si concentra sull'espandere la percentuale di vita sociale aperta alla raccolta e al trattamento dei dati,[2] può comportare importanti implicazioni per la vulnerabilità e il controllo della società, nonché per la privacy.
Le pressioni economiche del capitalismo stanno spingendo all'ulteriore espansione del monitoraggio online con l'obiettivo di realizzare profitto e/o a regolare i comportamenti. Pertanto i dati personali sono aumentati di valore dopo che sono diventate note le possibilità che la pubblicità mirata offre.[3] Di conseguenza, la crescita dei prezzi ha limitato l’accesso all’acquisto di dati personali solo ai più ricchi della società.[4]