Nella tradizione europea è detto casual il modo di vestire che enfatizza il comfort e l'espressività personale rispetto alla presentabilità e all'uniformità[1]. Include una varietà molto ampia di capi d'abbigliamento[2][3], tanto che risulta più semplice definire che cosa non è casual piuttosto di cosa lo è.
I seguenti non sono considerati capi casual:
I jeans e le t-shirt sono state descritte come l'uniforme casual[4]. Dalla fine del XX secolo il casual è stato influenzato dall'abbigliamento sportivo. Anche capi consumati dal lavoro manuale ricadono nel casual.
Anche se la praticità nel vestire è il primo elemento che viene in mente pensando all'abbigliamento casual, vi è anche un vasto assortimento di altre caratteristiche quali la teatralità e la scelta di un look sgargiante. Ne è un esempio la moda punk. Madonna introdusse negli anni '80 pelle, gioielli e cosmetici nel casual. Più recentemente la moda hip hop ha introdotto ed elaborato gioielli e materiali lussuosi abbinati a capi sportivi e da manovale.
Il casual è il codice di abbigliamento in cui nuove forme di espressione di genere sono introdotte prima di essere accettate in situazioni semi-casual o semi-formali. Un esempio sono i gioielli maschili, in precedenza considerati eccentrici o futili ed ora utilizzati in situazioni semi-formali. Amelia Bloomer introdusse pantaloni per donne[5][6] come alternativa casual alle gonne formali. In epoca moderna alcuni uomini di tradizione Europea hanno adottato la gonna come alternativa casual ai pantaloni[7][8]. Entrambe queste innovazioni hanno causato grande imbarazzo nei circoli formali.
L'esposizione della pelle è più pronunciata nell'abbigliamento casual. Per le donne nel corso del XX secolo è aumentata anche per l'abbigliamento formale e semi-formale. Per gli uomini l'esposizione di spalle e cosce è limitata all'abbigliamento casual. La nudità integrale è ancora considerata tabù, ovvero sconveniente, anche negli ambienti casual (fatta eccezione per alcuni club e spiagge).