I cereali sono delle piante erbacee coltivate per il valore nutritivo dei frutti, o dell’intera pianta come foraggera.[1] Sono inclusi nella categoria i cereali principali come grano, riso, mais, orzo, avena e segale, e cereali minori come sorgo, miglio, teff, triticale, scagliola o lacrime di Giobbe[2]. Storicamente, sono stati designati come cereali solamente le colture appartenenti alla famiglia delle Poaceae (Graminaceae) ma il termine si è esteso fino ad includere anche piante di altre famiglie botaniche[1], come per esempio il grano saraceno o la quinoa, che hanno in comune con gli altri cereali il fatto di essere coltivate per il loro grano. Queste ultime specie vengono categorizzate come pseudocereali.[3]
L'attuale coltivazione dei cereali è il prodotto dell'addomesticamento nel corso di migliaia di anni. Molti cereali all'inizio del loro addomesticamento promossero la comparsa di civiltà a essi associate, per la possibilità della creazione di un surplus agricolo. Esempi sono il grano, alla base dello sviluppo della civiltà mesopotamica e di quella egizia, il riso, alla base delle civiltà orientali, e il mais, alla base delle civiltà amerindie[4].
I cereali contengono amido. Il germe di seme contiene inoltre lipidi in proporzioni variabili che consentono l'estrazione dell'olio vegetale. Il seme è circondato da un guscio formato soprattutto dalla cellulosa, componente fondamentale della fibra alimentare. Sono utilizzati nell'alimentazione umana (in particolare grano, riso e mais) e del bestiame, nonché nella produzione industriale di vari prodotti.