Classificazione climatica dei comuni italiani

Voce principale: Grado giorno.
Mappa delle 6 zone climatiche introdotte dal decreto: in rosso la zona A, in arancione la B, in giallo la C, in azzurro la D, in blu la E e in blu scuro la F

La classificazione climatica dei comuni italiani è stata introdotta dal Decreto del presidente della Repubblica n. 412 del 26 agosto 1993. Il decreto, disponibile sul sito della gazzetta ufficiale, regolamenta la progettazione, l'installazione, l'esercizio e la manutenzione degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia, in attuazione dell'art. 4, comma 4, della L. 9 gennaio 1991, n. 10.[1][2]

L'articolo 2 suddivide il territorio italiano in sei zone climatiche, nominate dalla A alla F in base alla temperatura media esterna giornaliera. Il criterio utilizzato per tale suddivisione è la misurazione dei gradi giorno (abbreviato GG), e non l'ubicazione geografica. Nella tabella A allegata al decreto, sono elencati i singoli comuni con la loro classificazione climatica.

La zona climatica di appartenenza indica in quale periodo dell'anno e per quante ore al giorno è possibile accendere il riscaldamento negli edifici pubblici e privati. I sindaci dei comuni possono ampliare, a fronte di comprovate esigenze (temperature rigide in autunni o primavere), i periodi annuali di esercizio e la durata giornaliera di accensione dei riscaldamenti, dandone immediata notizia alla popolazione.

  1. ^ Gazzetta Ufficiale, su gazzettaufficiale.it.
  2. ^ Tale classificazione, definita dalla Tabella (A) allegata al D.P.R. n. 412/1993, è stata successivamente integrata e/o corretta dal D.M. 6 agosto 1994 (pubblicato sulla gazzetta ufficiale n. 197 del 24 agosto 1994 e ripubblicato con correzioni di errori di stampa sulla gazzetta ufficiale n. 203 del 31 agosto 1994), dal D.M. 16 maggio 1995 (gazzetta ufficiale n. 119 del 24 maggio 1995) e dal D.M. 6 ottobre 1997 (gazzetta ufficiale n. 242 del 16 ottobre 1997)

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