Con l'espressione conquista della Gallia si indica la campagna di sottomissione dei popoli delle regioni che oggi formano l'attuale Francia (ad esclusione della parte meridionale, ovvero della Gallia Narbonense, già sotto il dominio romano dal 121 a.C.), il Belgio, il Lussemburgo e parte di Svizzera, Paesi Bassi e Germania, portata a termine da Gaio Giulio Cesare dal 58 al 51/50 a.C. e da lui narrata nel De bello Gallico, che resta la principale fonte per questi eventi. Sebbene Cesare tenda a presentare la sua invasione come un'azione di difesa preventiva di Roma e dei suoi alleati gallici, molti studiosi ritengono che la sua sia stata una guerra imperialista a tutti gli effetti, da lui premeditata e ricercata, per mezzo della quale si proponeva di accrescere il suo potere e il suo prestigio[4].
^Le legioni impiegate da Cesare nella conquista della Gallia furono le seguenti: VI (per il 52-51 a.C.), VII, VIII, VIIII, X, XI, XII, XIII, XIIII (distrutta e riformata nel corso della guerra), XV, I (prestata a Cesare da Pompeo Magno per il 53 a.C.) e la V Alaudae formata da Galli transalpini.
^Appiano, Storia della Gallia, frammento 2. Oltre a sostenere che Cesare combatté contro più di 4.000.000 di individui appartenenti a 400 tribù, ne catturò 1.000.000, ne uccise più di 1.000.000 e sottomise più di 800 città.