Coraggio

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God speed, dipinto di Edmund Leighton (1900)

Il coraggio (dal latino coratĭcum o anche cor habeo, aggettivo derivante dalla parola composta cŏr, cŏrdis ’cuore’ e dal verbo habere ’avere’: avere cuore), chiamato anche valore o prodezza, è la scelta e la volontà di affrontare la sofferenza, il dolore, il pericolo, l'incertezza o l'intimidazione, specialmente in battaglia. Più precisamente, è la capacità di affrontare la paura.

Il coraggio fisico è quello di fronte al dolore fisico, alle difficoltà, alla morte o alla minaccia di morte; mentre il coraggio morale è la capacità di agire correttamente di fronte all'opposizione popolare, alla vergogna, allo scandalo, allo scoraggiamento o alla perdita personale.

La classica virtù fortezza (andreia, fortitudo) si traduce anche con "coraggio", ma include gli aspetti della perseveranza e della pazienza. Un noto proverbio dice: "tanta pazienza, forza e coraggio, ché la vita è un oltraggio". Nella tradizione occidentale, notevoli pensieri sul coraggio sono venuti dai filosofi Socrate, Platone, Aristotele, Tommaso d'Aquino e Kierkegaard, così come dalle credenze e dai testi cristiani.

Il coraggio può anche essere inteso come capacità di correre rischi per scopi nobili. In questo, il coraggio si distingue dalla temerarietà o audacia, che consistono nel correre rischi per scopi futili o meramente personali oppure per il puro piacere del rischio.

Secondo Nietzsche, "Il coraggio è la mazza migliore: il coraggio ammazza anche la pietà."[1]

Secondo Chesterton, "Il coraggio è quasi una contraddizione, implica un forte desiderio di vivere che prende la forma della prontezza a morire."[2]

  1. ^ 'Così parlò Zarathustra', a cura di Sossio Giametta, testo tedesco a fronte, Milano, Bompiani, 2010, Parte Terza, "Della visione e dell'enigma", p. 507.
  2. ^ (EN) Courage, su Society of Gilbert Keith Chesterton. URL consultato il 12 dicembre 2023.

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