Crisi sino-sovietica

Crisi sino-sovietica
parte della guerra fredda e delle relazioni sino-sovietiche
Mao Zedong (a sinistra) con Nikita Chruščëv (a destra) a Pechino nel 1958.
Data1961 - 1989[1]
LuogoCina, Unione Sovietica
CausaDestalinizzazione dell'Unione Sovietica, Revisionismo e Maoismo
EsitoGuerra fredda tripolare e concorrenza a doppio senso per gli alleati del blocco orientale
Schieramenti
Cina (bandiera) Cina
Supporto da:
Albania (fino al 1978)
Somalia (bandiera) Somalia
Unione Sovietica (bandiera) Unione Sovietica
Supporto da:
Comecon
Comandanti
Voci di crisi presenti su Wikipedia
Crisi sino-sovietica: in rosso i paesi filo-sovietici, in giallo quelli filo-cinesi (Somalia ed Albania), in nero i non allineati (Jugoslavia e Corea del Nord). La Somalia è stata filo-sovietica fino al 1977, mentre la Cambogia è stata filo-cinese fino al 1979.

La crisi sino-sovietica indica un periodo di forti tensioni e di crisi ideologica che nel corso degli anni sessanta vide contrapposti i due Stati socialisti più influenti nel periodo della guerra fredda, la Cina guidata da Mao Zedong e l'Unione Sovietica di Nikita Chruščëv, mentre quest'ultima stava attuando la destalinizzazione.

La rottura era una conseguenza delle scissioni nel seno del movimento comunista internazionale.

  1. ^ Lüthi, Lorenz (2012). "Sino-Soviet Split (1956–1966)". In Arnold, James R.; Wiener, Roberta (eds.). Cold War: The Essential Reference Guide. ABC-CLIO. pp. 190–193. ISBN 9781610690041

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