De munitionibus castrorum | |
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L'accampamento da marcia secondo Pseudo-Igino della fine del II secolo, all'epoca delle guerre marcomanniche di Marco Aurelio. | |
Autore | Pseudo-Igino |
1ª ed. originale | fine II secolo d.C. |
Genere | manuale |
Sottogenere | ingegneria militare |
Lingua originale | latino |
Ambientazione | Impero romano |
De munitionibus castrorum (Sulle fortificazioni degli accampamenti) è un'opera in lingua latina di un autore sconosciuto, tradizionalmente attribuita ad Igino Gromatico (per questo l'autore è convenzionalmente chiamato "Pseudo-Igino").
L'opera rappresenta la più particolareggiata descrizione di un accampamento romano (castra) e della sua costruzione. Fu scritta, ormai lo si sa con certezza, al tempo delle guerre marcomanniche di Marco Aurelio (fine del II secolo).[1]
«Conteremo quindi le unità (presenti nel campo) come segue: 3 legioni (pari a 15.000-18.000 legionari), 1.600 vexillarii, 4 coorti praetorie (pari a 2.000 pretoriani), 400 cavalieri pretoriani, 450 cavalieri singulares dell'imperatore, 4 ali milliarie (pari a 3.000 cavalieri) e 5 quingenarie (pari a 2.500 cavalieri), 600 cavalieri mauri, 800 cavalieri pannonici, 500 classiarii della classis Misenensis e 800 della classis Ravennatis, 200 esploratori, 2 coorti equitate milliarie (pari a 2.000 ausiliari) e 4 quingenarie (pari a 2.000 ausiliari), 3 coorti peditatae milliariae (2.400 ausiliari) e 3 quingenariae (1.500 ausiliari), 500 Palmireni,[2] 900 Getuli,[3] 700 Daci, 500 Britanni, 700 Cantabri e due centurie di statores.»
Si aggiunga che lo scritto a noi pervenuto faceva parte sicuramente di un'opera di più ampio respiro sull'esercito romano, come lo stesso autore suggerisce all'inizio: «Mostriamo ora la disposizione delle tende delle coorti, in precedenza già descritte».[4] La perizia con cui vengono descritte le strutture, le distanze e dimensioni delle singole parti dell'accampamento,[5] suggerisce che l'ignoto scrittore fosse un militare di professione, probabilmente un comes dell'Imperatore Marco Aurelio. Se così fosse, uno dei possibili candidati potrebbe essere l'allora prefetto del pretorio, Publio Tarutieno Paterno,[6] scrittore di diritto e tattica militare, che in precedenza era stato anche segretario ab epistulis latinis dello stesso Marco Aurelio.