Destra storica

Destra storica
LeaderMassimo d'Azeglio
Camillo Benso di Cavour
Marco Minghetti
Quintino Sella
Giovanni Lanza
Bettino Ricasoli
Luigi Federico Menabrea
Luigi Carlo Farini
StatoItalia (bandiera) Italia
Fondazione1849
Dissoluzione1913
Confluito in Unione Liberale
IdeologiaLiberalismo conservatore[1]
Liberalismo classico[2]
Monarchismo[3]
Laicismo[4][5]
Collocazione1849-1852:
Destra
1852-1913:
Centro-destra[6]
CoalizioneConnubio (1852-1861)
Seggi massimi
342 / 443
(1861)

La Destra, detta in seguito storica per distinguerla dai partiti e movimenti di massa qualificati come di destra che si erano affermati in precedenza all'estero o che si sarebbero affermati nel corso del XX secolo, fu un raggruppamento politico italiano nel periodo compreso tra l'Unità d'Italia e i primi anni del XX secolo.

Sorta formalmente nel Parlamento del Regno di Sardegna nel 1849 con i governi di Massimo d'Azeglio, proseguita nel 1852 con Camillo Benso conte di Cavour, è rimasta al potere dopo la morte di questi ininterrottamente sino al 1876 e saltuariamente o in coalizione anche nei decenni successivi. I ministeri della Destra storica dal primo governo Cavour al governo di Marco Minghetti del 1876 conseguirono importanti risultati, primo fra tutti l'Unità d'Italia, compiuta nel 1861 e portata a termine nel 1870 con la presa di Roma.

Il partito comprendeva uomini provenienti da contesti culturali, di classe e ideologici eterogenei, che andavano dal liberalismo individualista anglosassone al liberalismo neohegeliano così come i conservatori liberali, dai laici rigorosi ai riformisti[2][7][8] più orientati alla religione. Pochi presidenti del Consiglio dopo il 1852 erano uomini di partito; invece accettarono il sostegno dove potevano trovarlo, e persino i governi della Destra storica durante gli anni 1860 includevano in qualche modo la Sinistra storica.

La Destra storica rappresentava gli interessi della borghesia settentrionale e dell'aristocrazia meridionale. I suoi membri erano perlopiù grandi proprietari terrieri, industriali, membri dell'aristocrazia imborghesita, ed esponenti del mondo dei militari. Su questioni economiche, la Destra ha sostenuto il libero scambio e politiche laissez-faire, mentre sulle questioni sociali ha favorito un forte governo centrale, la coscrizione obbligatoria e durante l'era Cavour la secolare legge delle guarentigie, causando la politica di astensione Non expedit di Pio IX.[9] In affari esteri il loro obiettivo era l'unificazione dell'Italia, mirando principalmente a un'alleanza con il Regno Unito e l'Impero francese, ma a volte anche con il Regno di Prussia contro l'Austria-Ungheria.[10]

  1. ^ https://www.issrgo.it/i-partiti-di-destra-nella-storia/
  2. ^ a b Destra storica italiana, su treccani.it, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 26 maggio 2021.
  3. ^ Emilio Gentile, Il mito dello Stato nuovo: Dal radicalismo nazionale al fascismo, a cura di Laterza, 1982, ISBN 9788858121498.
  4. ^ G. Romanato, Le leggi antiecclesiastiche negli anni dell'unificazione italiana, in Studi storici dell'Ordine dei Servi di Maria, LVI-LVII (2006-2007), p. 9
  5. ^ In generale, la Destra non era ideologicamente anticlericale come la Sinistra, e molti suoi esponenti, da Ricasoli a Minghetti, erano cattolico-liberali.
  6. ^ Mark Donovan e James L. Newell, Centrism in Italian politics, in Modern Italy, vol. 13, n. 4, 2008, pp. 381–397, DOI:10.1080/13532940802367554.
  7. ^ Mario Belardinelli, Un esperimento liberal-conservatore: i governi di Rudinì (1896-1898), a cura di ELIA, 1976.
  8. ^ Emilio Gentile, 1. Il governo del generale Pelloux, in Laterza (a cura di), Le origini dell'Italia contemporanea: L'età giolittiana, 2003, ISBN 9788858118290.
  9. ^ Indro Montanelli, Storia d'Italia: Gli anni della destra (1861-1876), vol. 32, Rizzoli, 1977.
  10. ^ Roland Sarti, The Politics of the Liberal State (1861-1901), in Infobase Publishing (a cura di), Italy: A Reference Guide from the Renaissance to the Present, 2009, ISBN 9780816074747.

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