Bergamasco Bergamàsch | |
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Parlato in | Italia Brasile |
Regioni | Lombardia ( Bergamo Cremona Lecco) Santa Catarina (Botuverá) |
Locutori | |
Totale | ~725.000[senza fonte] |
Classifica | Tra 100° e 1000° |
Tassonomia | |
Filogenesi | Indoeuropee Italiche Romanze Italo-occidentali Lingue occidentali Galloiberiche Galloromanze Galloitaliche Lombardo Lombardo orientale Dialetto bergamasco |
Statuto ufficiale | |
Ufficiale in | provincia di Bergamo (L.R. 25/2016) |
Regolato da | Ducato di Piazza Pontida[1] |
Codici di classificazione | |
ISO 639-2 | roa
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Glottolog | berg1241 (EN)
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Estratto in lingua | |
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Töcc i òmen e fómne i nàs lìberi e compàgn in dignità e derécc. Töcc i gh'à la resù e la cosciènsa e i gh'à de comportàs i ügn 'nvèrsa i óter cóme s'i födèss fradèi. | |
Distribuzione geografica dettagliata del Dialetto bergamasco. Legenda: in rosso scuro il dialetto bergamasco, in rosso la zona dove si parla il Dialetto cremasco, dialetto fortemente influenzato dal bergamasco, in rosa i restanti dialetti lombardi orientali ed in rosa chiaro la restante parte della Lingua lombarda. | |
Il dialetto bergamasco[2] (nome nativo dialèt bergamàsch) è un dialetto della lingua lombarda appartenente al ramo lombardo orientale (transabduano), afferente al ceppo delle lingue gallo-italiche; è parlato, nelle sue diverse varietà, nel territorio della provincia di Bergamo, nel territorio cremasco, e nei comuni lecchesi della Valle San Martino[3][4].
Il bergamasco è derivato dal latino volgare innestato sulla precedente lingua celtica parlata dai Galli. Nei secoli subì alterazioni, le più importanti delle quali avvennero con le immigrazioni dei Longobardi, che lasciarono terminologie e forme tipiche del germanico entrate a fare parte del linguaggio comune (ad esempio, trincà = "bere",[5] gregnà = "ridere",[6] tus e tusa = "ragazzo" e "ragazza", s-cèt = "figlio", bütér = "burro", numerosi verbi sintagmatici, ecc.).
I parlanti il lombardo occidentale e altre lingue gallo-italiche considerano il bergamasco poco comprensibile poiché, nonostante le somiglianze lessicali e morfologiche, possiede una fonetica molto stretta e diversa da quella di lingue e dialetti circostanti.
Il dialetto bergamasco è stato a lungo oggetto di studio, di commenti e di confronti con l'italiano e con altri dialetti. Vari autori l'hanno dileggiato riducendolo, in maniera superficiale, a parlata macchiettistica esclusiva della gente più incolta e umile.
Dante Alighieri, poco indulgente verso le parlate lombarde, ne criticava la tendenza all'apocope così come quelle che riteneva asprezze:
«Post quos Mediolanenses atque Pergameos eorumque finitimos eruncemus, in quorum etiam improperium quendam cecinisse recolimus
Enter l'ora del vesper, ciò fu del mes d'occhiover»
«Dopo di questi tiriamo via Milanesi e Bergamaschi e loro vicini; anche su di loro ricordiamo che un tale ha composto un canto di scherno: Enter l'ora del vesper, ciò fu del mes d'ochiover.»
Il dialetto bergamasco (più precisamente alcune sue varianti parlate nella bassa bergamasca) è la lingua in cui Ermanno Olmi ha girato il suo film L'albero degli zoccoli, vincitore del festival di Cannes nel 1978, in cui si racconta la vita di una comunità di mezzadri della pianura bergamasca alla fine del XIX secolo.
Espressione idiomatica tipica del bergamasco è pòta[7], dal latino "post ea"[senza fonte], intercalare che significa "dopo ciò", usato ancora oggi come esclamazione principalmente per esprimere senso di rassegnazione davanti all'inevitabile. Il termine esiste anche in bresciano, cremasco e nell'antico padovano (Ruzante) nel senso di insomma.