La dinastia Sui (隋朝 Pinyin: Suí), (581-618) precedette la dinastia Tang e riunificó la Cina dopo quasi quattro secoli di lotte intestine, divisioni politiche e dinastiche, completando l'opera del Wei del Nord.
Fu una dinastia di breve durata, appena 37 anni, ma fondamentale per il consolidamento dell'impero e della Cina come unica nazione. Appoggiò energicamente il buddhismo e ricostruì economicamente il territorio dando nuovo prestigio internazionale al Paese. Si arrivava da un lungo momento di lotte, il periodo Wei-Jin iniziato intorno al 220 con la decadenza del regime degli Han orientali. Vi furono separazioni e riunificazioni altalenanti, ma soprattutto, forti conflitti nell'area settentrionale.
Nel 587 Yang Jian fonda la dinastia Sui, ma già da sei anni aveva soppiantato gli Zhou Settentrionali. L'anno successivo riesce a sconfiggere il monarca della dinastia Chen, in Indocina, rendendone tributario il regno. Per migliorare il controllo sul territorio, trasferisce la sua residenza a nord. Nel 589 Yang Jian riesce finalmente a riunificare l'impero. Contemporaneamente iniziano le riforme burocratiche e funzionali nella gestione del territorio: l'imperatore inserisce un sistema gestito da tre ministeri e sei dipartimenti; le pene del sistema giudiziario si ammorbidiscono e viene instaurato un nuovo metodo per la scelta dei funzionari imperiali che potranno accedere alla carica dopo una serie di esami. Non sono momenti facili, tanto che nel 590 fioriscono alcune rivolte. Sarà il figlio dell'imperatore, il principe Yangdi Yang Guang, a porsi al comando delle truppe per domare le ribellioni. Inoltre Yang Guang fa edificare una nuova capitale, la città di Jiangdu, l'odierna Yangzhou.
Nel 604 il principe sale al trono e diventa il secondo imperatore della dinastia Sui. Contributo importante all'unificazione, crescita economica e controllo della Cina, è lo scavo del Gran Canale lungo 1.790 chilometri. La via d'acqua artificiale crea una rete di vie navigabili grazie all'intersezione con i fiumi e i canali naturali: diventa più facile e veloce trasportare materie prime, vettovaglie e truppe in molti angoli dell'impero. Le due principali capitali, Lo-yang e Ch'ang-an vengono collegate a sud con la bassa valle dello Yangtze e alla baia di Hangchow; a nord vicino all'area di Tientsin.
Riguardo ai rapporti con gli stati confinanti, ai regni ormai tributari si deve aggiungere la razzia di Taiwan. Vanno male invece le spedizioni contro l'area della Corea e, dalla parte opposta, contro i Turchi dell'est. Non va bene neppure la spedizione in Mongolia. I malumori crescono, anche per l'alta tassazione imposta ai sudditi. Aristocratici e popolo non vogliono più Yangdi Yang Guang. La rivolta inizia nel 613, poi la situazione sfugge al controllo e nel 616 l'imperatore si rifugia nella sua Jiangdu. Nel 618 viene strangolato dal figlio di un suo generale che apparteneva all'area di comando settentrionale[1]. La Cina fu riunificata di nuovo dalla dinastia Tang, che formò un impero ancora più vasto.