Diritti LGBT e comunismo

L'accettazione dell'omosessualità e il riconoscimento dei diritti LGBT nel comunismo si sono evoluti radicalmente nel corso della storia. Nel XX secolo gli Stati marxisti e i loro partiti potevano variare anche radicalmente di opinione nei riguardi delle persone LGBT, con qualche esempio tra i primi loro partiti politici che si schierarono a sostegno delle rivendicazioni del movimento LGBT, mentre altri mantenevano un punto di vista rigorosamente contrario.

Nel XXI secolo nella maggior parte dei Paesi che si autodefiniscono socialisti non vi è ancora una parità di diritti tra persone LGBT e non, con, in taluni casi, come quello della Corea del Nord, culture che tendono alla censura, alla ridicolizzazione ed alla repressione dell'omosessualità[1][2][3][4], mentre i partiti e movimenti comunisti sono generalmente a favore dei diritti LGBT (anche se con varie eccezioni[5]) e l'unico Stato socialista presente nel continente americano, Cuba, dopo l'iniziale inclusione degli omosessuali in campi di "rieducazione" (UMAP), dove venivano sottoposti a svariate forme di umiliazione[6][7], ha sostenuto una politica pro-LGBT a partire dagli anni settanta.

  1. ^ Countries vote to accept the execution of gays, su news.pinkpaper.com. URL consultato il 18 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2012).
  2. ^ North Korea, su globalgayz.com. URL consultato il 18 luglio 2020 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2011).
  3. ^ Dynamic Korea, su dynamic-korea.com.
  4. ^ A che punto sono i diritti LGBT in Cina, su internazionale.it.
  5. ^ Ad esempio, il movimento marxista tedesco Neue Einheit, il Partito Comunista d'India, il Partito Comunista Unificato del Nepal hanno manifestato opposizione ai diritti LGBT
  6. ^ Che Guevara e i campi di concentramento per gay degli anni ’60 e ’70, su gay.it.
  7. ^ ] Angelo Trento, Castro e Cuba: dalla rivoluzione a oggi, Giunti Editore, 1997, ISBN 9788809212763, su books.google.it.

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