Dittatura del proletariato

Karl Marx e Friedrich Engels.

Nella filosofia del Marxismo, la dittatura del proletariato è uno status quo in cui il proletariato detiene il potere politico.[1][2] La dittatura del proletariato è lo stadio intermedio tra un'economia di mercato e un'economia pianificata, per cui lo Stato post-rivoluzionario si impadronisce dei mezzi di produzione, obbliga l'attuazione di elezioni dirette controllate dall'unico partito autorizzato al potere che rappresenta il proletariato e istituisce delegati eletti in consigli operai rappresentativi (soviet) che nazionalizzano la proprietà dei mezzi di produzione dalla proprietà privata a quella collettiva. Durante questa fase, la struttura organizzativa e amministrativa del partito deve essere largamente determinata dalla necessità che esso governi con fermezza e eserciti il potere dello Stato per prevenire la controrivoluzione e per facilitare la transizione verso una società comunista duratura. Altri termini comunemente usati per descrivere la dittatura del proletariato includono: "Stato socialista",[3] "Stato proletario",[4] "Stato proletario democratico",[5] "dittatura rivoluzionaria del proletariato"[6] e "dittatura democratica del proletariato".[7]

Il rivoluzionario socialista Joseph Weydemeyer coniò il termine "dittatura del proletariato", che Karl Marx e Friedrich Engels adottarono nelle loro filosofia socio-economica. Il termine "dittatura" implica il pieno controllo dei mezzi di produzione da parte dell'apparato dello Stato. La pianificazione della produzione materiale servirebbe i bisogni sociali ed economici della popolazione, come il diritto all'istruzione, servizi sanitari e assistenziali e alloggi pubblici. La Comune di Parigi (1871), che per due mesi controllò la capitale, prima di essere soppressa, è ritenuta da Marx essere un esempio di "dittatura del proletariato". Nella filosofia marxista, il termine "dittatura della borghesia" implica l'opposto della dittatura del proletariato.

Il concetto di "dittatura del proletariato" ha ricevuto critiche filosofiche, politiche e accademiche. I marxisti libertari, ad esempio, si oppongono al principio leninista del centralismo democratico e all'interpretazione marxista-leninista dell'avanguardismo. Anche note personalità aderenti al Marxismo ortodosso, tra cui Rosa Luxemburg, Karl Kautsky e Raya Dunayevskaya, hanno messo in dubbio l'integrità democratica della dittatura del proletariato marxista-leninista.[8][9] È opinione marxista-leninista che in Paesi autoritari come l'Unione Sovietica si sia realizzata la dittatura del proletariato, seppur in modo incompleto.[10]

In La via della schiavitù (1944), l'economista della scuola austriaca Friedrich Hayek sosteneva che la "dittatura del proletariato" avrebbe portato alla distruzione della libertà personale tanto quanto all'autocrazia.[11] Nel 1957, la Commissione Europea dei Diritti dell'Uomo emise una sentenza significativa riguardo al caso "Partito Comunista di Germania contro la Repubblica Federale di Germania", stabilendo che perseguire il raggiungimento della dittatura del proletariato era incompatibile con la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.[12]

  1. ^ (EN) Frederick Engels, On Authority, 1872. URL consultato il 7 aprile 2022.
  2. ^ Marx, Engels, 1848, cap. II.
  3. ^ Chiesa, p. 109.
  4. ^ Chiesa, p. 111.
  5. ^ Chiesa, p. 115.
  6. ^ Chiesa, pp. 126–127.
  7. ^ Chiesa, p. 116.
  8. ^ (EN) W. John Morgan, Marxism–Leninism: The Ideology of Twentieth-Century Communism, in Elsevier, 2001, p. 658.
  9. ^ (EN) MIcheline Ishay, The Human Rights Reader: Major Political Essays, Speeches, and Documents from Ancient Times to the Present, Taylor & Francis, 2007, p. 245.
  10. ^ Strong, pp. 55–56.
  11. ^ Hayek, 1944.
  12. ^ (EN) Commissione Europea dei Diritti dell'Uomo, GERMAN COMMUNIST PARTY AND OTHERS v. GERMANY, su Corte europea dei diritti dell'uomo, n. 250/57, 1957. URL consultato il 21 marzo 2022.

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