Economia della Sardegna

Voce principale: Sardegna.

L'economia della Sardegna si basa prevalentemente sul settore terziario benché un ruolo di una certa rilevanza venga svolto sia dal settore industriale che da quello agropastorale.

Fondo europeo di sviluppo regionale 2014-2020

     Regioni meno sviluppate (PIL pro capite < 75 % media UE)

     Regioni di transizione (PIL pro capite 75÷90 % media UE)

     Regioni più sviluppate (PIL pro capite > 90 % media UE)

La Sardegna è la regione italiana con il sottosuolo più ricco di minerali. Prima l'ossidiana, poi l'argento, lo zinco e il rame sono stati fin dall'antichità una vera ricchezza per l'isola, posizionandola al centro di intensi traffici commerciali. Molti centri minerari erano sfruttati per l'estrazione di piombo, zinco, rame e argento (la galena argentifera conteneva fino a 10 kg d'argento per tonnellata di minerale). Dopo il secolare sfruttamento, dalla seconda metà degli anni sessanta in avanti le prospettive per le miniere sarde sono diventate via via molto limitate e le zone minerarie (tra le quali spicca il Sulcis-Iglesiente) si stanno convertendo sempre di più al turismo. A partire dall'Ottocento furono aperte miniere di carbone, antimonio e bauxite: i giacimenti più importanti si trovano nell'Iglesiente e nel Sulcis (in modo particolare intorno alla città di Carbonia, fondata da Mussolini proprio per estrarre il carbone), nel Guspinese - Arburese, nel Sarrabus-Gerrei, nella Nurra e nella zona dell'Argentiera.

A fine Novecento la Sardegna è stata caratterizzata da una corsa alla ricerca di giacimenti auriferi, grazie soprattutto all'intervento di società minerarie australiane: la principale miniera, localizzata a Furtei, fu però chiusa per il fallimento della società concessionaria, altre zone ricche di questo minerale sono ubicate nel Sarrabus-Gerrei e nel Sassarese, ma le attività di estrazione sono bloccate per ragioni di sicurezza e preservazione dell'ambiente.

Nei primi decenni del XXI secolo l'attività estrattiva attraversa un periodo di grave crisi e molte miniere sono state chiuse perché poco competitive: l'economia dell'Iglesiente si sta legando non più alle miniere ma al turismo e allo sviluppo del Parco archeologico minerario sotto il patrocinio dell'UNESCO, con la salvaguardia del patrimonio storico e architettonico delle miniere e utilizzando la bellezza incontaminata delle sue coste come sua altra grande risorsa.La Sardegna è la regione italiana con il sottosuolo più ricco di minerali. Prima l'ossidiana, poi l'argento, lo zinco e il rame sono stati fin dall'antichità una vera ricchezza per l'isola, posizionandola al centro di intensi traffici commerciali. Molti centri minerari erano sfruttati per l'estrazione di piombo, zinco, rame e argento (la galena argentifera conteneva fino a 10 kg d'argento per tonnellata di minerale). Dopo il secolare sfruttamento, dalla seconda metà degli anni sessanta in avanti le prospettive per le miniere sarde sono diventate via via molto limitate e le zone minerarie (tra le quali spicca il Sulcis-Iglesiente) si stanno convertendo sempre di più al turismo. A partire dall'Ottocento furono aperte miniere di carbone, antimonio e bauxite: i giacimenti più importanti si trovano nell'Iglesiente e nel Sulcis (in modo particolare intorno alla città di Carbonia, fondata da Mussolini proprio per estrarre il carbone), nel Guspinese - Arburese, nel Sarrabus-Gerrei, nella Nurra e nella zona dell'Argentiera.


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