L'economia della Sardegna si basa prevalentemente sul settore terziario benché un ruolo di una certa rilevanza venga svolto sia dal settore industriale che da quello agropastorale.
La Sardegna è la regione italiana con il sottosuolo più ricco di minerali. Prima l'ossidiana, poi l'argento, lo zinco e il rame sono stati fin dall'antichità una vera ricchezza per l'isola, posizionandola al centro di intensi traffici commerciali. Molti centri minerari erano sfruttati per l'estrazione di piombo, zinco, rame e argento (la galena argentifera conteneva fino a 10 kg d'argento per tonnellata di minerale). Dopo il secolare sfruttamento, dalla seconda metà degli anni sessanta in avanti le prospettive per le miniere sarde sono diventate via via molto limitate e le zone minerarie (tra le quali spicca il Sulcis-Iglesiente) si stanno convertendo sempre di più al turismo. A partire dall'Ottocento furono aperte miniere di carbone, antimonio e bauxite: i giacimenti più importanti si trovano nell'Iglesiente e nel Sulcis (in modo particolare intorno alla città di Carbonia, fondata da Mussolini proprio per estrarre il carbone), nel Guspinese - Arburese, nel Sarrabus-Gerrei, nella Nurra e nella zona dell'Argentiera.
A fine Novecento la Sardegna è stata caratterizzata da una corsa alla ricerca di giacimenti auriferi, grazie soprattutto all'intervento di società minerarie australiane: la principale miniera, localizzata a Furtei, fu però chiusa per il fallimento della società concessionaria, altre zone ricche di questo minerale sono ubicate nel Sarrabus-Gerrei e nel Sassarese, ma le attività di estrazione sono bloccate per ragioni di sicurezza e preservazione dell'ambiente.
Nei primi decenni del XXI secolo l'attività estrattiva attraversa un periodo di grave crisi e molte miniere sono state chiuse perché poco competitive: l'economia dell'Iglesiente si sta legando non più alle miniere ma al turismo e allo sviluppo del Parco archeologico minerario sotto il patrocinio dell'UNESCO, con la salvaguardia del patrimonio storico e architettonico delle miniere e utilizzando la bellezza incontaminata delle sue coste come sua altra grande risorsa.La Sardegna è la regione italiana con il sottosuolo più ricco di minerali. Prima l'ossidiana, poi l'argento, lo zinco e il rame sono stati fin dall'antichità una vera ricchezza per l'isola, posizionandola al centro di intensi traffici commerciali. Molti centri minerari erano sfruttati per l'estrazione di piombo, zinco, rame e argento (la galena argentifera conteneva fino a 10 kg d'argento per tonnellata di minerale). Dopo il secolare sfruttamento, dalla seconda metà degli anni sessanta in avanti le prospettive per le miniere sarde sono diventate via via molto limitate e le zone minerarie (tra le quali spicca il Sulcis-Iglesiente) si stanno convertendo sempre di più al turismo. A partire dall'Ottocento furono aperte miniere di carbone, antimonio e bauxite: i giacimenti più importanti si trovano nell'Iglesiente e nel Sulcis (in modo particolare intorno alla città di Carbonia, fondata da Mussolini proprio per estrarre il carbone), nel Guspinese - Arburese, nel Sarrabus-Gerrei, nella Nurra e nella zona dell'Argentiera.