Elezione imperiale nel Sacro Romano Impero

L'elezione di Mattia d'Asburgo (1612) raffigurata in una stampa dell'epoca.

L'elezione imperiale era il procedimento mediante il quale veniva scelto il sovrano del Sacro Romano Impero. A differenza della maggior parte degli stati vicini, infatti, l'Impero fu sempre formalmente una monarchia elettiva, anche se nei fatti alcune dinastie riuscirono a monopolizzare la carica imperiale per lunghi periodi di tempo (in particolare gli Asburgo, poi Asburgo-Lorena, la detennero quasi ininterrottamente dal 1438 fino alla fine dell'Impero, nel 1806).

L'imperatore Enrico VI (1165-1197) tentò di rendere l'impero ereditario sul modello delle altre monarchie europee come quella francese con il suo Erbreichsplan, ma fallì nel suo proposito. A partire dal XIV secolo il diritto di voto attivo fu conferito a un ristretto collegio elettorale composto da alcuni dei più importanti principi dell'Impero, indicati come "principi elettori". Nel 1356 la composizione del collegio e le procedure elettorali vennero formalizzate dall'imperatore Carlo IV di Lussemburgo con la promulgazione della Bolla d'oro[1].

Dopo l'elezione il sovrano assumeva il titolo di "Re dei Romani" (in latino Romanorum Rex; in tedesco Römischer König), mentre con l'incoronazione imperiale (che fino al 1508 doveva essere celebrata dal Papa) acquisiva il diritto di fregiarsi di quello di "Imperatore dei Romani" (Romanorum Imperator; Römischer Kaiser). Nel 1508 Massimiliano I d'Asburgo, con il consenso papale, iniziò ad usare il titolo di "Imperatore eletto dei Romani" (Romanorum Imperator Electus; Erwählter Römischer Kaiser), che implicava il fatto di essere imperatore in virtù dell'elezione da parte dei principi elettori piuttosto che dell'incoronazione per mano del Papa. Il titolo di "Re dei Romani" rimase comunque in uso per indicare il successore designato, che veniva eletto mentre l'Imperatore era ancora in vita e gli succedeva automaticamente alla morte.

  1. ^ M. Montanari, Storia medievale, Roma-Bari, Laterza, 2009, p. 263, ISBN 978-88-420-6540-1.

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