Enrico IV di Franconia | |
---|---|
Enrico IV raffigurato nel Vangelo dell'abbazia di Sant'Emmerano | |
Imperatore dei Romani | |
In carica | 31 marzo 1084 – 31 dicembre 1105 |
Incoronazione | 31 marzo 1084, Basilica di San Pietro, dall'antipapa Clemente III |
Predecessore | Enrico III |
Successore | Enrico V |
Re dei Romani | |
In carica | 5 ottobre 1056 – 31 dicembre 1105 |
Incoronazione | 17 luglio 1054, cattedrale di Aquisgrana, da Ermanno II, arcivescovo di Colonia |
Predecessore | Enrico III |
Successore | Enrico V |
Duca di Baviera come Enrico VIII | |
In carica | |
Predecessore | Corrado I (I) Corrado II (II) Guelfo II (III) |
Successore | Corrado II (I) Ottone II (II) Guelfo II (III) |
Altri titoli | Re d'Italia Re di Borgogna |
Nascita | Goslar, 11 novembre 1050 |
Morte | Liegi, 7 agosto 1106 (55 anni) |
Luogo di sepoltura | Duomo di Spira |
Dinastia | Dinastia salica |
Padre | Enrico III |
Madre | Agnese di Poitou |
Coniugi | Berta di Savoia Adelaide di Kiev |
Figli | Di primo letto: Adelaide Enrico Agnese Corrado Enrico V un figlio non identificato |
Enrico IV di Franconia (Goslar, 11 novembre 1050 – Liegi, 7 agosto 1106) fu co-re dal 1053, dal 1056 re dei Romani e imperatore romano dal 1084 fino alla sua deposizione da parte del figlio Enrico del 31 dicembre 1105 a Ingelheim.
Enrico fu l'ultimo re del medioevo romano-germanico ad ascendere al trono da minorenne. Come suo padre, concepiva la legittimità del suo governo basata principalmente sul diritto divino, rendendo però difficile e tesa la cooperazione con i grandi dell'impero. Già negli ultimi anni del regno di Enrico III, i conflitti sulla partecipazione dei principi al regno avevano portato a una crisi. I principi, in perenne lotta per il potere e l'influenza, usarono il periodo di minorità di Enrico, quando sua madre era responsabile degli affari di Stato in qualità di reggente, per espandere i propri domini.
Quando Enrico divenne maggiorenne, cercò di respingere l'influenza dei principi e di rafforzare i diritti reali di governo. Nel far ciò, fece affidamento sui ministeriali del regno creando in tal modo una nuova élite funzionariale. In Sassonia, ove la dinastia aveva ereditato i vastissimi possedimenti dei Liudolfingi ma non i loro legami con l'aristocrazia locale, Enrico tentò di riaffermare l'autorità regia costruendo numerosi castelli e scatenando così la ribellione dei Sassoni. Allo stesso tempo, cominciarono le dispute con l'emergente papato riformatore sulla relazione tra potere spirituale (sacerdotium) e secolare (regnum). Esse culminarono nella cosiddetta lotta per le investiture e nel 1076 portarono alla rimozione e alla scomunica del salico da parte di papa Gregorio VII. L'umiliazione di Canossa nel 1077, in cui il re si sottomise e fu liberato dalla scomunica, è considerata il culmine del conflitto con il papato. Come reazione alla crescente insoddisfazione dei grandi per il governo di Enrico, furono eletti da assemblee principesche due anti-re, Rodolfo di Rheinfelden (1077-1080) e, alla morte di questo, Ermanno di Salm (1081-1088).
I processi di cambiamento al tempo di Enrico IV diminuirono soprattutto le basi ideali della regalità, ormai in crisi. L'idea di una regalità legittimata dalla continuità dinastica diminuì di valore a vantaggio del principio della partecipazione principesca al governo dell'impero, che si impose tramite l'elezione dei re, oltre che dal concetto di idoneità del candidato. Il tentativo di Enrico di presentare il mausoleo regio-salico a Spira come la rappresentazione simbolica della connessione tra il trono e la dinastia regia non riuscì a fermare questa evoluzione di idee: il conflitto con il papato riformatore dimostrò che il re non era l'unico responsabile nei confronti di Dio, ma che poteva essere giudicato già in terra, e persino deposto.
Pochi sovrani del Medioevo furono giudicati così diversamente dai loro contemporanei: per i sostenitori della regalità salica, Enrico IV era il rappresentante dell'ufficio regio conferito unicamente da Dio, mentre per i suoi avversari non era altro che un tiranno e l'incarnazione del male per eccellenza. Nella ricerca storica, a partire dal XIX secolo, è stato spesso ritratto come un martire nella lotta della regalità per l'ottenimento di un forte potere centrale contro le forze schiaccianti della Chiesa riformatrice gregoriana e dei principi tedeschi. Ricerche più recenti sono arrivate a una valutazione più sfumata, senza però aver trovato un'immagine univoca. I numerosi giudizi negativi dei contemporanei sulla condotta di vita e sull'ufficio del re sono interpretati in modo diverso, ma sono generalmente considerati come indicatori del rovente clima politico del tempo, che era caratterizzato da dispute che risalivano a clavage fondamentali.