Erich von Manstein, nato Fritz Erich Georg Eduard von Lewinski (Berlino, 24 novembre 1887 – Icking, 9 giugno 1973), è stato un generale tedesco.
Proveniente da una famiglia di antiche tradizioni militari, si distinse in compiti di stato maggiore all'inizio della seconda guerra mondiale, prima di assumere il comando sul campo nel corso della lunga campagna sul Fronte orientale.
Ufficiale estremamente preparato tecnicamente, dotato di grandi capacità strategiche, diede prova delle sue qualità sia nella guerra con mezzi corazzati, sia nella guerra d'assedio, sia nella guerra manovrata offensiva e difensiva nelle grandi battaglie del fronte dell'est. Dalla forte personalità, non privo di vanità ed egocentrismo, mostrò superiori doti di comando e riuscì in numerose circostanze a ristabilire, grazie alla sua capacità di manovra e alla sua perspicacia operativa, la situazione per l'esercito tedesco[1]. Entrò in contrasto in numerose occasioni con Adolf Hitler su questioni strategico-operative e venne infine destituito dal suo comando il 30 marzo 1944.
Promosso feldmaresciallo il 1º luglio 1942 dopo la grande vittoria a Sebastopoli, è stato ritenuto dai suoi colleghi dell'esercito tedesco e da molti critici militari, uno dei più abili strateghi della seconda guerra mondiale[2].
In anni più recenti tuttavia von Manstein è stato sottoposto a critiche per la sua chiara adesione all'ideologia nazista e per la sua condivisione del comportamento dei tedeschi nei confronti delle etnie slave ritenute inferiori e degli ebrei. Il feldmaresciallo è stato criticato anche dal punto di vista delle capacità militari per la sua mancanza di comprensione delle implicazioni della politica nella condotta della guerra e per la sua limitatezza di vedute anche in campo strategico[3].