«Ci sono ancora molte ragioni per promuovere l'insegnamento delle abilità diagnostiche al letto del paziente. Tra queste ci sono il rapporto costo/efficacia, la possibilità di fare osservazioni seriali non costose, il rilievo precoce di reperti critici, la selezione intelligente e ben guidata di tecnologie diagnostiche costose e il valore terapeutico del contatto fisico tra medico e paziente»
L'esame obiettivo è il secondo dei tre processi (insieme ad anamnesi e esami strumentali) utilizzati nella fase analitica del processo diagnostico.
Per esame obiettivo (generalmente abbreviato "e.o.") si intende l'insieme di manovre diagnostiche effettuate dal medico per verificare la presenza o assenza, nel paziente, dei segni indicativi di una deviazione dalla condizione di normalità fisiologica.
Il medico, dopo aver raccolto i sintomi (sensazioni riferite dal paziente sulla sua condizione di salute) tramite l'anamnesi, e i segni tramite l'esame obiettivo, può cominciare a sospettare la presenza o assenza di determinate patologie e quindi orientarsi nel prescrivere gli accertamenti adeguati per giungere alla diagnosi.
Nella sua prima fase, consiste nell'osservare il paziente per raccogliere informazioni sulla mobilità (postura, andatura, modo di sedersi e di alzarsi, eventuale difficoltà a svestirsi) o sul decubito, sulla presenza di possibili atteggiamenti antalgici, e sullo stato generale.