Fall Gelb

Fall Gelb
parte del fronte occidentale della seconda guerra mondiale
I panzer della 4. Panzer-Division attraversano il Canale Alberto durante l'avanzata del Fall Gelb
Data10 maggio - 4 giugno 1940
LuogoPaesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Francia settentrionale
Esitodecisiva vittoria tedesca
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
10 Panzer-Division, 62 Divisioni fanteria, una Divisione assalto aereo, una Divisione paracadutisti; 2500 carri armati, 1670 aerei[1]Francia (bandiera) 4 Divisioni corazzate di riserva; 3 Divisioni meccanizzate leggere, 5 Divisioni leggere di cavalleria, 28 Divisioni fanteria
Regno Unito (bandiera) 11 Divisioni fanteria, una divisione corazzata
Belgio (bandiera) Una Divisione corazzata; 21 Divisioni fanteria
Paesi Bassi (bandiera) 10 Divisioni fanteria
2285 carri armati francesi, 289 carri armati britannici, 270 carri armati belgi
600 aerei francesi; 416 aerei britannici; 250 aerei belgi[2]
Perdite
10.255 morti; 8.643 dispersi; 42.523 feriti[3]72 divisioni distrutte; 1.200.000 prigionieri (500.000 francesi, 450.000 belgi, 35.000 britannici, 180.000 olandesi)[3]
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Fall Gelb ("Caso Giallo") era il nome in codice assegnato dalla Wehrmacht alla prima fase dell'offensiva generale tedesca sul fronte occidentale durante la seconda guerra mondiale. Iniziata il 10 maggio 1940, dopo una lunga fase di pianificazione che si era conclusa con l'adozione da parte di Hitler e dell'OKH del brillante piano proposto per primo dal generale Erich von Manstein, si sviluppò subito con grande rapidità e con totale successo per le forze tedesche[4].

Entro pochi giorni i Paesi Bassi furono costretti alla resa dopo l'attacco di reparti di paracadutisti, mentre le truppe scelte francesi e britanniche accorsero in Belgio per sostenere l'esercito belga sulla cosiddetta Linea Dyle vennero tagliate fuori a nord dalla rapida ed inaspettata avanzata in profondità della massa delle Panzer-Division che, dopo aver sbaragliato in soli tre giorni (13-16 maggio) le difese francesi sulla Mosa, proseguirono fino alle coste della Manica, che vennero raggiunte il 20 maggio[5].

I tentativi di controffensiva da nord e da sud del "corridoio dei panzer" da parte delle disorganizzate forze alleate fallirono e solo una drammatica evacuazione via mare a Dunkerque permise di salvare dal 26 maggio al 3 giugno, dopo aver abbandonato l'equipaggiamento e l'armamento pesante, il grosso della BEF e una parte delle truppe francesi accerchiate[6]. L'esercito belga si era arreso fin dal 28 maggio dopo una forte resistenza sulla linea del Lys. Il 4 giugno le forze alleate terminarono l'evacuazione e le ultime truppe rimaste nella sacca vennero catturate dai tedeschi che conclusero quindi con un grande successo il Fall Gelb, nonostante la indubbia delusione costituita per l'Alto comando germanico dal riuscito reimbarco del corpo di spedizione britannico e quindi dalla sua mancata cattura[7].

Oltre 70 divisioni alleate furono distrutte durante questa prima fase della campagna di Francia e la Wehrmacht diede una impressionante dimostrazione di forza catturando oltre 1,2 milioni di prigionieri[3]. Il Fall Gelb fu una delle più riuscite e brillanti operazioni strategiche della storia militare[8] e fece grande impressione in tutto il mondo[9], evidenziando la superiorità della Germania nazista e specialmente delle sue forze corazzate, mobilissime e potenti[10], e della Luftwaffe che raggiunse una netta superiorità aerea sui cieli dell'Europa occupata.

Le perdite subite durante il Fall Gelb dall'Esercito francese, non più sostenuto dall'alleato britannico, si dimostrarono troppo pesanti e la incolmabile superiorità della Wehrmacht condusse alla disfatta finale della Francia dopo il Fall Rot che concluse vittoriosamente per la Germania la prima fase della campagna a occidente[11]. La Francia firmò l'armistizio a Compiègne il 22 giugno 1940, abbandonando temporaneamente il campo alleato.

  1. ^ Shirer 1971,  pp. 722-726.
  2. ^ Shirer 1971,  pp. 722-728.
  3. ^ a b c Cartier 1996,  p. 191.
  4. ^ Bauer 1971,  vol. II, pp. 32-37.
  5. ^ Shirer 1971,  p. 826.
  6. ^ Jackson 2010passim.
  7. ^ Bauer 1971,  vol. II, p. 151.
  8. ^ Cartier 1996,  pp. 104 e 157.
  9. ^ Cartier 1996,  p. 230.
  10. ^ Shirer 1990,  pp. 1000 e 1005.
  11. ^ Cartier 1996,  pp. 192-193.

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