Fatalismo

« Quod scripsi, scripsi »   ( Giovanni 19, 22, su laparola.net.)

Il fatalismo è una dottrina filosofica o una concezione teologica che, contrapponendo il predeterminismo al libero arbitrio, rimarca la sottomissione di tutti gli eventi o azioni al fato o al destino, ed è comunemente associato al conseguente atteggiamento di rassegnazione verso gli avvenimenti che si pensa siano ineluttabili, predestinati, già stabiliti.[1][2]

Il fato può essere vissuto come provvidenziale, tramite la fede che un ordine cosmico detto logos presieda all'esistenza quotidiana. In questo caso si è disposti ad accettare passivamente il corso degli eventi senza tentare di modificare lo status quo. Ma esiste pure un fatalismo ritenuto illogico, disordinato e perciò indegno di fede/fiducia. Anzi: il fato nasce con un valore negativo nell'epica e nella tragedia greche, da Omero a Sofocle, e anche nella primissima filosofia, dal frammento di Anassimandro a Eraclito, da Empedocle all'antiteodicea di Epicuro.

  1. ^ Umberto Fracassini, Fatalismo, in Enciclopedia Italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1932.
  2. ^ fatalismo: significato e definizione, su la Repubblica.

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