Fiat B.R.20

Fiat B.R.20 Cicogna
Un Fiat B.R.20M del 43º Stormo BT a terra presso l'aeroporto di Cameri
Descrizione
Tipobombardiere medio
Equipaggio5
ProgettistaCelestino Rosatelli
CostruttoreItalia (bandiera) Fiat Aviazione
Data primo volo10 febbraio 1936
Data entrata in servizioautunno 1936
Utilizzatore principaleItalia (bandiera) Regia Aeronautica
Esemplari600 circa
(tutte le versioni)
Costo unitario£. 1 521 000 (1938)
Dimensioni e pesi
Tavole prospettiche
Lunghezza16,10 m
Apertura alare21,56 m
Altezza4,30 m
Superficie alare74,0
Peso a vuoto6 400 kg
Peso carico9 900 kg
Propulsione
Motore2 radiali Fiat A.80 RC.41
Potenza1 000 CV (735,5 kW ciascuno
Prestazioni
Velocità max432 km/h a 5 000 m
Velocità di stallo120 km/h
Velocità di salitaa 4 000 m in 14 min
Corsa di decollo350 m
Atterraggio380 m
Autonomia3 000 km (nella versione originaria)
Tangenza9 000 m
Armamento
Mitragliatrici1 Breda-SAFAT 12,7 mm (torretta dorsale M-I)
1 Breda-SAFAT 7,7 mm (postazione ventrale)
1 Breda-SAFAT 7,7 mm (postazione anteriore)
Bombefino a 1 600 kg

i dati sono estratti da Dimensione Cielo 4: Bombardieri[1]

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Il Fiat B.R.20 "Cicogna" era un bombardiere medio bimotore ad ala bassa sviluppato dall'azienda italiana Fiat Aviazione negli anni trenta, introdotto nel 1936 e rimasto in servizio fino alla fine della seconda guerra mondiale.

Al momento della sua introduzione fu l'unico bombardiere italiano interamente in metallo[2] ed uno dei più moderni velivoli al mondo nella sua categoria.[3] Ebbe il battesimo del fuoco nel 1937, con le insegne dell'Aviazione Legionaria, nella guerra civile spagnola, durante la quale costituì la spina dorsale delle operazioni di bombardamento dei Nazionalisti insieme al tedesco Heinkel He 111.[4] Fu in seguito impiegato con successo dall'aviazione dell'esercito giapponese, durante la seconda guerra sino-giapponese.[5] Quando l'Italia entrò in guerra, nel giugno 1940, i B.R.20 erano i bombardieri medi tipo della Regia Aeronautica, ma iniziavano già a mostrare il peso degli anni.[senza fonte] Dal 1942 furono impiegati soprattutto per perlustrazioni marittime e per l'addestramento degli equipaggi dei bombardieri.[5] Ne vennero prodotti più di 500 entro la fine della guerra.[6]

  1. ^ Brotzu, Caso e Cosolo 1972, p. 75.
  2. ^ Bignozzi, p. 10.
  3. ^ Gunston 1994, p. 221.
  4. ^ Ethell 1995, p. 66.
  5. ^ a b Ethell 1995, p. 67.
  6. ^ Matricardi 2006, p. 257.

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