Flavio Claudio Giuliano (in latino Flavius Claudius Iulianus; Costantinopoli, 331 o 332[5] – Maranga, 26 giugno 363[6]) è stato un imperatore e filosofo romano, l'ultimo sovrano dichiaratamente pagano, che tentò, senza successo, di riformare e di restaurare la religione romana classica, ormai fusa sincreticamente con la religione greca e da Giuliano unita al mitraismo e al culto del Sol Invictus, dopo che essa era caduta in decadenza di fronte alla diffusione del cristianesimo.
Membro della dinastia costantiniana, fu Cesare in Gallia dal 355; un pronunciamento militare nel 361 e la contemporanea morte del cugino Costanzo II lo resero imperatore fino alla morte, avvenuta nel 363 durante la campagna militare in Persia. Non andò a Roma nel suo breve regno, ma governò da Milano prima e poi da Costantinopoli, capitale ufficiale dal 330.
Per distinguerlo da Didio Giuliano o da Giuliano di Pannonia, usurpatore dell'epoca di Carino, fu chiamato anche Giuliano II, Giuliano Augusto, Giuliano il Filosofo o Giuliano l'Apostata[7] dai cristiani, che lo presentarono come un persecutore ma, per quanto personalmente avverso a quella religione, non ci furono comunque mai persecuzioni anticristiane[8] (anche se vennero emanate dall'imperatore politiche discriminatorie contro i cristiani)[9]. Giuliano manifestò tolleranza nei confronti delle altre religioni, compreso l'ebraismo, al punto da ordinare la ricostruzione del tempio ebraico di Gerusalemme[10] secondo un programma di ripristino e rafforzamento dei culti religiosi locali a scapito del monoteismo cristiano; il tentativo di ricostruzione però venne abbandonato.[11]
In campo fiscale e amministrativo Giuliano proseguì la politica che aveva tenuto quando governava la Gallia. Ridusse il carico fiscale, combatté la corruzione burocratica attraverso una più attenta selezione degli impiegati e cercò di ridare un ruolo all'amministrazione delle città.[12]
Con la morte di Giuliano si estinse la dinastia degli imperatori costantiniani[13] e si concluse l'ultimo tentativo di espansione imperiale occidentale in Oriente.
Giuliano scrisse numerose opere di carattere filosofico, religioso, polemico e celebrativo, in molte delle quali criticò il cristianesimo. La sua ispirazione filosofica fu in gran parte neoplatonica.[14]
- ^ a b c d CIL III, 12333.
- ^ a b c d AE 1973, 544.
- ^ "Julianus Apostata", livius.org.
- ^ AquaeFlaviae 500.
- ^ La data di nascita è incerta: secondo K. Bringmann, Kaiser Julian, 2004, pp. 205-206, la data di nascita di Giuliano dovrebbe collocarsi fra il maggio e il giugno del 331. Bringmann argomenta in base alla Anthologia Palatina XIV, 148, in cui si afferma che Giuliano avrebbe festeggiato il suo compleanno presso Ctesifonte, durante la campagna sasanide del 363; secondo F. D. Gilliard, “The Birth Date of Julian the Apostate”, California Studies in Classical Antiquity 4 (1971), 147–51 la data sarebbe 332. Martina Carmen De Vita nella sua edizione Giuliano Imperatore, Lettere e discorsi, .Milano, Bompiani, 2022, a p. XXII, nota 3, scriveː "La data di nascita oscilla fra il 27 giugno del 331 e il 25 giugno del 332".
- ^ Ammiano Marcellino, Res Gestae, XXV, 5, 1
- ^ La prima attestazione scritta dell'appellativo di apostata rivolto a Giuliano è in Gregorio Nazianzeno, Orazione IV, 1, scritta dopo la morte dell'imperatore. D'altra parte l'appellativo gli era rivolto ancora in vita e lo stesso Giuliano ne era a conoscenza, negando di essere tale e ritorcendolo contro i cristiani: «noi non ci siamo abbandonati allo spirito dell'apostasia» (Contro i Galilei, 207) o «quelli che non sono né Greci né Ebrei, ma appartengono all'eresia galilea [...] apostatando hanno preso una via loro propria» (Ivi, 164).
- ^ Giuliano detto l'Apostata, Dizionario di Storia 2010, «La politica religiosa di G., mirante alla restaurazione del paganesimo mirante alla restaurazione del paganesimo, iniziò con atti di neutralità e finì con l'intolleranza anticristiana.».
- ^ «[...] la restaurazione del paganesimo avvenne senza persecuzioni nell'ambito di una politica che garantiva tolleranza per tutti i culti dell'impero. Ma Giuliano privò le chiese dei sussidi statali, restituì la terra confiscata ai templi pagani, nominò sacerdoti pagani nelle province imperiali, antepose i pagani ai cristiani nella distribuzione delle cariche pubbliche. Gli aspetti più visibilmente partigiani della sua politica furono due: la maggiore severità di cui dette prova verso i cristiani in occasione di qualsiasi disordine confessionale, e l'ordine con cui vietò ai maestri cristiani l'insegnamento dei classici.» (In Sergio Romano, Giuliano, l'imperatore che restaurò il paganesimo, su ariannaeditrice.it.)
- ^ Bidez, p. 212; Ignazio Tantillo, L'imperatore Giuliano, pp. 95-96.
- ^ Marcellino fornisce una versione leggendaria e soprannaturale della mancata ricostruzione: «Giuliano pensò di ricostruire a spese straordinarie il sontuoso Tempio che esisteva una volta a Gerusalemme, e incaricò di questa impresa Alipio di Antiochia. Alipio si mise alacremente al lavoro, assecondato dal governatore provinciale romano; quand'ecco che spaventose palle di fuoco, scoppiate vicino alle fondamenta, attaccarono gli astanti finché gli operai, dopo continue ustioni, non poterono più avvicinarsi: allora [Alipio] abbandonò il tentativo.» (Ammiano Marcellino, Rerum gestarum libri XXIII, 1, 3.»).
- ^ Andrea M. Erba, Pier Luigi Guiducci, La Chiesa nella storia: duemila anni di cristianesimo, Elledici, 2003, p. 82.
- ^ L'ultimo tentativo fallito fu quello di Procopio, cugino dell'imperatore Giuliano, che si ribellò nel 365 a Costantinopoli, pensando di servirsi di Costanza (unica figlia di Costanzo II) e della di lei madre, Faustina, per convincere delle truppe di passaggio a disertare in suo favore: la sua strategia era quella di contrapporre al legittimo imperatore Valente le proprie pretese dinastiche, in quanto membro della dinastia costantiniana (Ammiano Marcellino, Storie, XXVI, 7, 10).
- ^ «Di natura misticheggiante, egli aveva trovato il suo pieno appagamento spirituale nella teurgia di Massimo di Efeso; in quella mescolanza di magia, spiritismo ed occultismo, organizzata in società segreta, egli si sentiva a suo agio avendovi trovato la spiegazione di tutti i misteri dell'universo visibile e invisibile; almeno a lui così sembrava. Il suo fervore di iniziato lo fece diventare missionario [...], alla fine diventò un intollerante fanatico. [...].» (Ricciotti, pp. 325-326.