La fotofobia è un'eccessiva sensibilità alla luce, causata da patologie oculari – in particolare infiammazioni e infezioni – o da traumi oftalmici, o da malattie sistemiche o eccessiva fotosensibilità cutanea.
Il soggetto fotofobico si sente a disagio o prova dolore agli occhi o alla zona esposta, a causa dell'esposizione a una luce artificiale intensa per esempio i flash delle macchine fotografiche oppure ai raggi solari (nonché al loro riflesso e al riverbero sulle superfici chiare).
Le malattie oculari che più frequentemente la causano sono la congiuntivite, l'uveite e la cheratite. Può tra l'altro essere associata a irritazioni oculari provocate da varie cause (tra cui un cattivo uso delle lenti a contatto e a interventi di chirurgia refrattiva col laser).
L'eccessiva sensibilità è dovuta a una grande quantità di luce che entra nell'occhio e provoca una sovra-stimolazione dei fotorecettori della retina; di conseguenza viene sempre generato un impulso bioelettrico che, viaggiando attraverso il nervo ottico, arriva alla corteccia cerebrale; tuttavia, se le strutture dell'occhio non sono sane, la capacità di 'resistenza' ai fotoni si riduce. Di conseguenza, si prova avversione nei confronti della luce, senso di disagio o dolore. Il fenomeno è più frequente in chi ha gli occhi chiari.
Un'eccessiva quantità di luce può entrare nell'occhio non solo se è infiammato o malato, ma anche se è stato danneggiato, come in caso di lesioni alla cornea o danni alla retina oppure se la pupilla è incapace di regolare il flusso di luce in entrata (si ha abbagliamento, come quando si apre al massimo il diaframma di una macchina fotografica reflex).
La fotofobia può anche essere intesa come paura della luce: in questo caso si tratta di un'avversione di natura eminentemente psicologica.
Infine, può anche essere considerato un comportamento proprio di diversi insetti o altri animali, che cercano di non esporsi alla luce diretta perché non la tollerano.